domenica 30 novembre 2014

Caro amico ti scrivo..

C'è una domanda che mi è sempre rimasta fissa in testa come un loop, da molto, molto tempo.
Come mi comporterei se mi trovassi faccia a faccia con me stesso, nel mio passato?.
Cosa "mi" direi per essere una persona migliore?.

Ovvio, non posso saltare nel tempo, però posso usare la fantasia.. l'immaginazione.

Ma non voglio limitarmi a questo.
Non voglio scrivere banalmente una lettera verso il passato.
Ho preso atto di una cosa interessante: con il passare del tempo quello che dicevo al me stesso più giovane cambiava, e vorrei provare a scrivere di questo.

Se a scrivere fossi io una quindicina di anni fa (15 anni), quando andavo a scuola, mi sarei detto di andare in palestra per farmi grosso, per sottomettere il bulletto di turno, e per garantirmi il rispetto delle ragazze che mi stavano attorno.
In quel periodo, come tutti gli adolescenti, i guai che combinavo me li soffrivo tutti.
Le delusioni sentimentali e i fallimenti quotidiani venivano vissuti tutti con grande intensità.

Una decina di anni fa (20 anni), mi sarei detto di non fermarmi mai, e di inseguire i miei sogni e l'idea della coppia perfetta.. e magari di passare qualche ora in meno al PC.
In quel periodo iniziavo a pensare con la mia testa, ero una persona estremamente romantica e sognatrice, nonostante questo non amavo trovarmi in situazioni non familiari, ..e si, passavo veramente tanto tempo davanti al mio PC giocando online.

Cinque anni fa (25 anni) mi sarei dato dello stupido, per non avere cercato prima l'individualità di pensiero e di non aver gettato le basi per la mia indipendenza.
In quel periodo ero sommerso dalle conseguenze dell'avere avuto una vita priva di responsabilità, coccolato in ogni modo, questo è ovviamente sfociato nella mia incapacità di adattamento.

Oggi... a 30 anni, le cose sono cambiate ancora.
Ti parlerei della risoluzione e della forza che può generare.
Ti parlerei della dignità, e di quanto TU sia importante, non sempre e solo gli altri.
Ti direi che le relazioni non si basano sul dare gli altri per scontati ..e che, per quanto ci si sforzi, gli altri non possono essere cambiati.
Ti parlerei dell'illusione della felicità persistente.
Ti direi che hai ignorato le tue capacità, pensando inconsciamente a tuo discapito, limitandoti.

Allo stesso tempo avrei paura di dirti tutte queste cose.
Forse perché mi manca essere te.


11 commenti:

  1. Puoi spiegarti meglio .. perchè affermi che le le persone non possono essere cambiate ?

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  2. Quando cambi una persona in modo forzato o imposto, le fai imboccare un binario che non è il suo, per diretta conseguenza questa persona cambia, non è più lei.

    Diverso sarebbe se il cambiamento avesse radici spontanee.

    Perchè tutti lo fanno?.
    Forse perchè le persone hanno paura di cambiare, di accettare cose che non sono familiari.

    La tua domanda è coerente.
    In effetti, avrei dovuto scrivere "devono" e non "possono", rende meglio il concetto che volevo trasmettere. =)

    Paradossalmente trovo che sia più facile cambiare la lente che non cambiare gli altri, e questo rientra anche nel tema della maturità, argomento di cui scriverò nel prossimo post, a breve. =)

    Per dipingere meglio il mio pensiero, ti cito le parole di Osho:

    "Se ami un fiore, non raccoglierlo, perché se si prende in mano muore e cessa di essere ciò per cui lo si ama.
    Quindi, se amate un fiore, lasciate che sia.
    L'amore non è possesso.
    L'amore è apprezzamento"

    Ciao Filippo!

    Marco

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  3. Capisco cosa dici.
    È vero il cambiamento deve essere conseguenza di un proprio percorso di crescita personale. Quindi quando si va a forzare la persona al cambiamento senza che essa ci sia arrivata gradualmente tramite un proprio percorso, la mente (o magari anche il corpo se pensiamo ad un cambiamento fisico della persona) non accetterano il loro nuovo modo di essere e rigetteranno il nostro nuovo "io". Forzando il paragone è come quando avviene il cosidetto rigetto di un organo dopo un trapianto. Il nostro corpo semplicemente non accetta un nuovo organo messo a funzionare come sostituto di un altro in modo così brutale. (Questo al di la dei problemi di gruppo sanguigneo ecc.)

    O ancora magari possiamo trovare delle similitudini nell'allenamento fisico. Se noi esageriamo, passando da uno stato di inattività fisica ad un allenamento intenso di 4 o 5 sedute settimanali di allenamento intenso, il nostro corpo potrebbe non adattarsi in quanto non ha il tempo di recuperare e settarsi sui nuovi dispendi energetici e nervosi. E di conseguenza andiamo in contro ad overtraining. Anche nell'allenamento quindi il nostro corpo deve avere il tempo di fare un proprio percorso di adattamento graduale che ci potrà portare successivamente ad un cambiamento alla fine di un percorso. Ecco perchè non amo i programmi di allenamento standerdizzati... infondo ognuno di noi è diverso ed ha tempi di recupero. Questo infatti penso sia la causa più frequente del fallimento di diete per gli obesi o programmi di allenamento mirati ad avere dei miglioramenti specifici. Per ovviare a questo aspetto problematico di come e quando allenarmi ultimamente ho trovato interessante l'utilizzo di un apparecchio chiamato hrv bioforce che tramite la misurazioni del battito e delle sue variazione nell'arco di 5 minuti (di solito lo si fa la mattina rilassati sul letto) si può vedere la variaziobe della stanchezza del sistema nervoso rispetto ai giorni precedenti migliorando quindi il volume e l'intensità delle sedute di allenamento giornaliere in base alla stanchezza del tuo sistema nervoso. Tutto questo porta a massimizzare i miglioramenti a lungo termine. Se vai sulla home page del sito è spiegato tutto molto bene :) (non cerco di fare pubblicità ma prnso sinceramente che sia uno strumento molto innovativo :p). Per finire (riferendomi sempre al miglioramento del fisico) il percorso può essere più o meno lungo in base alla nostra età (la qualità e la velocità della risposta del nostro corpo agli stimoli fisici è provato che cambio all'invecchiare del nostro corpo) da qui parte la mia domanda. Pensi che lo stesso ragionamento possa essere applicato alla crescita e al cambiamento personale e che quindi la nostra mente ed il nostro modo di pensare diventi più rigido e meno proponeso al cambiamento ed alla versabilità con il passare del tempo ?

    Scusa se ho spaziato tanto ma la tua risposta mi ha fatto venire in mente molte cose collegate a quanto hai detto.

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  4. Ci sono alcune lettere sbagliate nelle parole sopra.. perdonami ma sto scrivendo dal cellulare ..

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  5. Molto bella la similitudine con il rigetto, mi piace.
    Per l'adattamento fisico, nel contesto specifico che hai menzionato, la similitudine un po' ci sta, anche se nel caso dell'allenamento fisico forse la situazione è più tendente ad un adattamento che ad una imposizione esterna =) in fin dei conti siamo esseri plastici, ci adattiamo agli stimoli circostanti.
    Conosco l'HRV =) è di enorme aiuto in tutti quei casi in cui viene stimolato il sistema nervoso centrale, per la pliometria e l'allenamento isometrico ha un'utilità davvero unica.
    E' proprio il fatto che è difficile valutare la condizione del SNC che l'Heart Rate Variability va a compensare, lo trovo uno strumento molto utile.

    In merito alla tua domanda, ci ho riflettuto.. e credo proprio di si.
    Detto questo, penso che non sia tanto il tempo in sé che ci fa diventare più rigidi, quanto invece la permanenza cronica in una zona di comfort.
    Più è prolungata la permanenza in una zona di comfort e maggiore è il livello di rigidità che ne consegue.

    Una persona che è abituata a fare sempre cose nuove, ed è spesso nella "zona di apprendimento" (area fra la zona di comfort e la zona di panico), è in uno stato di crescita costante.
    Finché rimane in tale stato, trovo difficile che acquisisca schemi molto rigidi, forse proprio per via dell'adattamento a questo stimolo .

    Interessante sapere che dagli studi sulla neuro-plasticità, sembra che anche ad una età avanzata, le potenzialità plastiche del cervello rimangono pressoché immutate, al punto da poter svolgere una vera e propria ristrutturazione.
    (vedi "ristrutturazione corticale neuroplastica")

    Tranquillo, con il cellulare scrivere tanto e scrivere bene è un duo che difficilmente balla insieme. :D

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  6. Ora capisco un po di cose in più su di me .. e anche su altre persone .. grazie per il tuo tempo !
    Questi giorno andrò a leggermi qualcosa sulla ricostruzione corticale neuroplastica, sono sicuro sia un argomento molto interessante :)
    Spero che le mie domande non siano solo di utilità per trovare le mie risposre ma in qualche modo stimolino anche te a porti nuovi quesiti che possano migliorare il tuo percorso (mi riferisco al tuo vecchio articolo del miglioramento personale o anche all'artcolo "le persone ed il loro percordo" :p)
    Ciao, e al prossimo post :)

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  7. Un ultima cosa .. quando te dici che avresti paura di dirti quelle cose .. dato che parli al tuo io contemporaneo è come se te le fossi dette già scrivendo l'articolo. O comunque stanno già nella tua testa se le hai scritte. Quindi se ho capito bene sei cosciente che siano cambiamenti positivi ma hai paura a farli o comunque ad accettarli perchè in fin dei conti il tuo vecchio modo di agire e pensare ti piaceva e ti ci trovavi bene. È come una sorta di nostalgia verso il passato ?
    Poi devo dire che il finale per come l'hai scritto è molto d'effetto, non sono sicuro però di averne colto appieno il significato..

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  8. Certamente Filippo, le domande sono strumenti eccezionali proprio perchè comportano l'emergere di ulteriori fattori, e da una piccola domanda arrivi ad un mare di domande a cui mai avevi pensato, inoltre è certamente utile anche per me, non si smette mai di imparare =).

    Il motivo per cui avrei paura di dirmi queste cose.. è il seguente.
    Ora che ho 30 anni ho compreso il perchè vedevo la mia giovinezza in modo così nostalgico.
    Il perchè è che ogni cosa che facevo era nuova.
    Ogni cosa che vedevo era nuova, c'era il senso della scoperta, ed il senso della rassegnazione non esisteva.
    Un bambino non vede gli errori come un marchio, o un motivo di fallimento.. se un bambino fa un errore, lo fa e basta, e lo ripete finchè non impara.
    Non ci sono pensieri a proposito dell'errore, è intoccato dalla nostra società, che incatena gli errori e ti colpevolizza se ne commetti. ( errori normali intendo, che non intaccano gli altri ).

    Se dicessi a me stesso nel mio passato di comportarsi diversamente.. mi sentirei come se gli togliessi proprio quel qualcosa che è alla radice della mia nostalgia.
    Distruggerei la sua "giovinezza" e probabilmente lo cambierei, commettendo lo stesso errore che ti ho/hai scritto sopra: per quanto siamo la stessa persona, con una differenza di età così grande è come se fossimo due persone diverse =) .

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  9. Ma se allora questo percorso ti ha portato a cambiare ed a maturare in un modo in cui ora sei più infelice rispetto al passato (o quanto meno provi più momenti infelici o "piatti" rispetto ai momenti felici ... questo secondo la visione della felicità per attimi e non come stato duraturo ).. Non potresti ritornare indietro ? Capisco l'essere maturato nel modo di pensare ed affrontare la vita.. ma la mia domanda è ... È veramente maturazione (inteso come miglioramento) cioò che ci porta a vedere il passato con nostalgia ed ad essere in un certo senso infelici nel presente ?


    Comunque riguardo a queste fasi della vita c'è un bellissimo libro di mitch albom ( è una storia vera che l'autore ha vissuto) chiamato "i miei martedì col professore" dove praticamente lui (l'autore) riincontra il suo ex professore universitario di psicologia (che tanto avava amato all'epoca dei suoi studi) che però nel frattempo aveva scoprto di avere la sla... decideranno quindi di vedersi ogni martedì per parlare degli argomenti e le domande più importanti della vita di ogni uomo fino a che il professore non muore. Il libro documenta tutti in modo fantastico in quanto all'epoca l'autore registrò tutte le conversazioni fatte tra lui ed il professore ogni martedì.
    Una sorta di ultimo corso universitario al suo alunno più caro prima della sua morte.
    Te lo consiglio, mi ha fatto riflettere molto in passato su alcuni aspetti della vita a cui non avevo ma pensato grazie a dei passaggi davvero illuminanti.

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  10. A dire il vero, con il massimo della sincerità, sono felice. =)
    Quando dico che mi manca non mi riferisco ad un dolore, ad una infelicità, o che ci sto male, sono sereno nel tutto e per tutto.
    La mia è più una illusione spontanea, come quelli che dicono "si stava meglio quando si stava peggio".
    Oggettivamente se tornassi indietro nel tempo, e mantenessi la mente che ho adesso, penso che me la vivrei male :) .

    Grazie per il suggerimento del libro, sembra molto interessante, approfondirò =)

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  11. Ah capito, pensavo invece che la vivessi male questa nostalgia .. ho frainteso io =)

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