martedì 21 gennaio 2014

La disciplina e la natura della scelta

La nostra società è famosa per far credere alle persone di avere una scelta.
E' talmente brava che ci convince di aver fatto delle scelte prive di influenze.

La maggioranza delle nostre scelte vengono fatte in base alle possibilità che gli altri ci mettono a disposizione.
Molti agiscono come se le scelte che vengono proposte loro, siano l'unico margine di manovra.
Si fermano li.

"Perchè?" mi sono chiesto.

Forse perchè è più semplice.
Forse perchè siamo presuntuosi.
Forse perchè ci evita lo sforzo di cercare una soluzione per conto nostro.
Forse perchè ci illudiamo che meno tempo = più efficienza = scelta migliore.

Sia chiaro.
Con quello che scrivo non intendo insinuare che una scelta condizionata sia sempre una scelta sbagliata.
Lo trovo falso.

Eppure penso che condizionare ed essere condizionati usando la natura della scelta sia facile.
Persino con il più onesto dei propositi.
Prendiamo un esempio pratico, volontariamente un po' al limite.

Poniamo che avete un problema importante sul luogo di lavoro e volete parlarne con un vostro superiore.
Dopo l'esposizione del problema, decidete di aggiungere al contesto un paio di possibili soluzioni.
Da un lato farete la bella figura di chi si interessa dei problemi dell'azienda.
Dall'altro lato, metterete in atto su di lui lo stesso sistema che la società adotta su di voi.
Se il vostro superiore è una persona molto passiva e facilmente influenzabile, si limiterà a ragionare all'interno delle possibilità che gli avete dato.
In parte dipende anche dal vostro modo di rapportarvi.

C'è chi lo fa con le migliori intenzioni e involontariamente.
C'è chi lo fa volontariamente per tirare acqua al proprio mulino e alla propria carriera.

E' solo un esempio ma pensateci.
Fate delle associazioni con il vostro passato.
Ritroverete lo stesso "pattern" in molte situazioni.

L'esistenza del marketing, della pubblicità, degli spot televisivi.
Fanno competizione su chi ha la presa più forte.
Sono la massima espressione di questa imposizione.

Imposizione???.
Si.
Loro non impongono nulla, ma il risultato non cambia.
A loro è il risultato che interessa.

Passiamo oltre.

Nel titolo del post ho citato un altro elemento importante: la disciplina.
Quando ho deciso di scrivere sulla disciplina, ho inteso esclusivamente quel frangente della parola disciplina che riguarda il controllo su sé stessi.

Ho scelto la parola "disciplina" perchè è una parola forte, ma voglio discostarmi dalla visione classica.
E' una parola che ricorda un maestro che scolpisce la sua opera, plasmandola a suo piacimento.

E' mio pensiero che la natura della scelta possa essere esercitata, come facile forma di controllo, solo su chi percepisce la vita come uno spettatore.

Di proposito ho usato il termine "percepisce" al posto di "vive".
"Percepisce" è un termine passivo.
"Vive" è un termine attivo, ed è sia azione che condizione.

Una persona autodisciplinata è un individuo che decide di vivere con risolutezza.
Oltre i margini di manovra, oltre le situazioni senza via di uscita.
Per farlo ella inizia un percorso.
L'inizio di un percorso risiede sempre in una presa di coscienza.








giovedì 16 gennaio 2014

le ali della libertà

Quanto siamo tutti bravi a parlare di libertà.

Ognuno ha una propria visione di cosa significhi la parola libertà.
Questa visione nasce dal passato di una persona, e ogni persona vive la "libertà" in modo diverso.

Wikipedia la definisce così:
"Per libertà s'intende la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire senza costrizioni, usando la volontà di ideare e mettere in atto un'azione, ricorrendo ad una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a metterla in atto."

Pensandoci bene però, a prescindere da come la vediamo, siamo tutti bravi a pretendere.
Peccato che non siamo altrettando bravi a rispettare la libertà altrui.

Prendiamo l'amore.
Viviamo in un mondo in cui il valore possessivo dell'amore supera di gran lunga il valore affettivo di tale sentimento.
Osho nei suoi scritti ha espresso meravigliosamente questo fatto.
Egli ha associato l'amore all'apprezzamento, slegandolo dal possesso.

Leggendo tali versi però mi è emersa una domanda:

"ma se lasci libera una persona senza restrizioni, la lasci libera anche di amare un'altra persona.. per cui la lasci libera di tradirti!".

Ebbene, dopo aver riflettuto sul significato di "tradimento", sono giunto alla conclusione che ha ben poco a che fare con l'amore.

Il tradimento non sarebbe più tradimento se si informa il partner delle proprie intenzioni.. non è così?.
Questo significa che il tradimento non è in sé l'amare un'altra persona al di fuori del proprio partner.

Il tradimento è il farlo di nascosto, il sotterfugio, la mancanza di sincerità e di trasparenza.
A venire tradite sono le aspettative, non l'amore in sé.
L'amore si può solo dare, non si può controllare.

Sono tanti i risvolti della libertà, e sono molte le situazioni.

Mi piace prendere me stesso come esempio.
La cosa per me più difficile è lasciare che gli altri facciano degli errori senza interferire, rispettando le loro decisioni.

E' difficile a volte perchè quando tengo ad una persona mi viene spontaneo "guidarla", cercare sempre il meglio per quella persona.
Eppure non mi rendo conto che così facendo, non faccio altro che obbligare gli altri a pensare con la mia testa.

Ci sono così tanti dogmi che incatenano il nostro modo di pensare.
La paura di chi è diverso, degli omosessuali, di chi ha credenze diverse.

Per questo ci sentiamo rassicurati quando siamo noi ad avere dei diritti e loro non ne hanno, ce ne stiamo nel nostro piccolo mondo di tutti i giorni.
 
Ci sentiamo rassicurati di stare in un gruppo, a prescindere da cosa il gruppo dica o faccia.
Non importa se ti dicono che una margherita ha più diritti di un ciclamino giusto?.

Perdere la capacità di porsi delle domande, educare a non avere il senso critico.
Essere educati a pensare come dei pappagalli.

Eppure non ce lo chiediamo mai.

Perchè mi da fastidio? 
Perchè lo vedo come un nemico o una minaccia?
La mia paura è fondata o mi sto facendo condizionare dalla paura di altre persone? Da cosa che sono successe ad altri?.

Ci schieriamo in un plotone di esecuzione senza nemmeno sapere perchè lo stiamo facendo.
Senza un motivo fondato e meditato.

Segue l'inevitabile giro di ruota che ci regala il piatto prelibato di chi si nutre del potere.

Apriamo il menù di oggi.

Ali strappate alla griglia, con un pizzico di sale.

Ma... aspetta.. siamo sicuri che li in mezzo, fra le tante ali, non ci siano anche le nostre?.










domenica 5 gennaio 2014

Generazioni

Auguro a tutti voi un buon anno.
Che sia ricco di opportunità e di crescita.

Dedico questo pensiero, con grande rispetto, ad una insegnante a cui tenevo molto.
Spirò nel dicembre 2013.



Quando ero piccolo, mi sentivo dire frasi del tipo:
"Voi siete la nuova generazione, dovrete darvi da fare per rendere migliore il nostro futuro".
"Siamo in mano alle nuove generazioni, bastoni per la nostra vecchiaia".

Rifletto spesso su quei momenti.
Non nego di aver provato una notevole nostalgia.
Nostalgia rivolta ad un passato che appare sempre più roseo del presente.

Il presente, si.
Poprio questo presente nel quale ad una persona di trent'anni o trentacinque anni è negata l'assunzione perchè troppo "vecchia".

Mah.
Forse è stato il cambio generazionale ad essere stato compromesso... sabotato.

Ritengo che il cambio generazionale sia un concetto troppo importante, per essere tralasciato.
Importante perchè offre lavoro.
Importante perchè offre crescita personale.

Perchè menziono la crescita personale?.
E' proprio questo su cui ho riflettuto in questi giorni.

Ritengo che il cambio generazionale sia un passo necessario per completare noi stessi e la nostra crescita.
Ritengo anche che il modo in cui questo avviene è tramite un forte contrasto.
Un conflitto interiore fra quello che siamo abitualmente e quello che il poeta Giovanni Pascoli definisce come "il fanciullino": il proprio sé bambino.

Per quanto una persona sia stata protetta o ignorata.
Per quanto avessimo a cuore o meno i nostri zii e i nostri nonni.
Trovo che la loro scomparsa, indipendentemente, operi dentro di noi una forte trasformazione.

Negli occhi del fanciullino loro sono ancora presenti.
Trovo che sia molto doloroso.

Una lenta transizione, al cui termine, siamo persone diverse.
Non siamo più le persone che credevamo di conoscere, ce ne accorgiamo presto.

Le nostre abitudini.
Il modo in cui pensiamo.
Il modo in cui trattiamo gli altri.

Sono i dettagli ad essere cambiati in qualcosa.

Sono le "Generazioni" e il loro susseguirsi che apportano questi cambiamenti così profondi.
C'è chi cambia di più.
C'è chi cambia di meno.
Proprio come queste bizzarre mezze stagioni.

Il loro susseguirsi ci toglie violentemente dal bozzolo di favole in cui vivevamo, dandoci la possibilità di vedere il mondo sotto un'altra prospettiva.