sabato 31 maggio 2014

Il Kai Zen e il miglioramento perpetuo


Kai Zen.

Un termine giapponese che ha cambiato la storia dell'efficienza.
Una metodologia che ha fatto grandi cose, e che ha rivoluzionato il sistema di produzione.

Trovo incredibile quanto si possa imparare da modi di pensare diversi dai nostri.
Spulciando fra un tecnica, un detto comune e un'usanza, si riesce sempre a intravedere una lezione di vita.

Il Kai Zen è un termine molto usato negli ambienti di produzione e aziendali.
Significa letteralmente "cambiare in meglio".


 
Il Kai Zen è un concetto molto semplice.
In breve, non è altro che la presa di coscienza che l'efficienza perfetta non esiste.
Basandosi su questa netta affermazione, si prefigge quindi un miglioramento continuo e a piccoli passi.

Se i giapponesi hanno potuto applicare questo concetto di efficienza alla logica aziendale e produttiva, trovo sensato adottare la stessa logica nella nostra vita di tutti i giorni.




Tempo addietro scrissi un post al riguardo della mia visione dell'efficienza ( link ).
Visione, la mia, molto simile a quella che oggi viene definita come "Zona di Comfort":
Uno stato comportamentale.
Uno zona dove una persona opera e agisce in uno stato neutrale.
Un contesto o una situazione che quella stessa persona percepisce come sicuro.

A questa visione, diedi il nome di "Campi di Efficienza".

I Campi di Efficienza e la Zona di Comfort rappresentano il meccanismo.
Il Kai Zen è invece la filosofia che sfrutta questi meccanismi per crescere in quello che stiamo facendo in una curva che tende verso l'infinito.






Coltivare le relazioni personali.
Migliorare l'ambiente di lavoro e la produttività.
Generare crescita personale e abitudini nuove.

Sono tanti i campi nella quale tutto questo può trovare applicazione.
Più leggo e scavo, più mi convinco che non esiste un qualcosa che non si possa migliorare.
Qualcosa che possa essere fatto meglio di prima.

Jon Miller.
Mike Wroblewski.
Jaine Villafuerte.

..Un giorno mi deciderò a leggere il vostro libro.











martedì 13 maggio 2014

Riflessioni sull'omosessualità e le coppie gay

Da molto tempo ormai ascolto, fra le altre, alcune notizie che toccano l'argomento omosessualità.

E allora perchè no.. scriverò un post sull'omosessualità.

La cosa che ho visto in comune, fra tutte le parti in causa, è che tutti fanno di ogni cosa un mazzo.

Chi dice che l'omosessualità è una malattia.
Chi dice che l'omosessualità è un feticismo, una distorsione volontaria e perversa.
Chi dice che l'omosessualità non è nulla di diverso dall'avere una carnagione diversa dalla media.

Mi sembra di sentire le solite chiacchere da bar, mentre si discute le scelte degli allenatori di calcio o di basket, parlando come se si possedesse una saggezza che ci pone ad un gradino superiore.

E' sempre stato così, come per tutte le opinioni: le persone che giudicano l'omosessualità, solo sotto un determinato aspetto, finiscono per filtrare tutte le informazioni, prendendo solo quelle che supportano la loro posizione.

Non c'è dialogo, non c'è confronto, solo tanta moralità e ossessione.

Prendiamo l'esempio della malattia ereditaria.
Anche se fosse, quale sarebbe il problema?.
Se un nostro amico ha un problema ereditario ai denti ne facciamo un caso nazionale?.

Prendiamo l'interpretazione dell'omosessualità come feticismo.
Anche se fosse, quale sarebbe il problema?.
Se un uomo va a letto con tre donne e fa un'orgia non è forse un feticismo di pari livello?.

Prendiamo la visione della deviazione cattiva e perversa.
Anche se fosse, un omosessuale cattivo e perverso, è forse diverso da un uomo etero che si comporta in egual modo?.

Quello che io vedo, sporgendomi la fuori, è che in tutte queste situazioni, l'omosessualità è un fattore trascurabile.
Non vedo nulla di diverso nell'omosessualità dall'avere un colore diverso della pelle, o dall'avere un accento diverso.

Tutto questo perchè le persone sono cresciute in una società che teme la diversità.
Una società che giudica e che non ricerca.

Si, io penso che la nostra società ancora non sia pronta.
Eppure tutti guardano al passo successivo! il matrimonio e le adozioni!.
Penso che sia decisamente troppo presto, nonostante le forti correnti odierne.

Un esempio? l'incapacità di distinguere un "matrimonio" civile da un "matrimonio" religioso.

La parola matrimonio è per l'appunto una semplice parola, eppure le persone ne sanno associare solo il significato religioso.. ed è così che le persone si offendono, si sentono colpite nel loro intimo.

Mancano alcuni step da percorrere, e quando i tempi saranno maturi sono certo che la situazione verrà vista in modo più permissivo.  

Non si può riparare lavorando a valle per un problema che sta a monte.
Si cerca di fare il passo più lungo della gamba.

Un'altra sfumatura è l'accusa orientata verso le coppie gay a proposito del loro esibire, talune volte, un comportamento eccessivo.
Io penso questo: un comportamento eccessivo è un comportamento eccessivo e basta, a prescindere da chi lo dimostra.
Un eccesso da parte di un individuo gay è sovrapponibile ad un eccesso di un individuo etero.

L'unico neo in questa paritaria descrizione è rappresentato dal fatto che, estremizzare un diritto rende ancora più diversi, che non è proprio ciò che si vorrebbe.
E' un peccato perchè sono certo che in molti casi è proprio l'insicurezza che porta a comportarsi così.
I detrattori di tale diritto non aspettano altro, e la loro specialità è proprio fare dell'erba un fascio.