tag:blogger.com,1999:blog-80998596250366394842024-03-13T20:47:19.044-07:00mentre camminoLenti a contatto per il cervelloAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.comBlogger59125tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-52645849043682830822017-03-29T03:42:00.000-07:002017-03-29T03:42:05.410-07:00L'esibizionismo del dolore<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="MsoNormal">
La riflessione di oggi verte del dolore, sui problemi
quotidiani.</div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Vi è mai capitato di parlare con i vostri amici dei vostri
problemi?.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
A chi non è capitato di sfogarsi con qualcuno.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Un evento spiacevole.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Un collega fastidioso.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Le condizioni di lavoro troppo stressanti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Il messaggio che sento spesso dire è “Parlane con
qualcuno, ti sentirai meglio”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Gli argomenti spiacevoli e i problemi sono sempre un ottimo
argomento di conversazione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Creano un coinvolgimento più profondo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Da un lato funge da valvola di sfogo, dall’altro è
un argomento immediato ed efficace.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Detto questo.<br />
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Se parlare dei propri problemi può fungere da valvola di
sfogo, in certe situazioni può farci apparire come persone superficiali e negative<span style="color: #1f497d;">.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
Anche quando non lo
siamo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Me ne accorgo quando parlo con le persone, mi capita spesso
di trovare coloro che parlano sempre e solo dei loro problemi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Mi sono accorto che monopolizzare la conversazione sui
propri problemi <b>porta gli altri ad allontanarsi<span style="color: #1f497d;">,
</span>crea disagio</b>.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Io stesso fatico a frequentare persone che parlano solo dei
loro problemi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Se li vedo per strada tendo a non fermarmi a parlare con
loro, avviene inconsciamente.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br />
<div class="MsoNormal">
No, non è più una valvola di sfogo, perché si prende qualsiasi problema.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E’ un mero esibizionismo del dolore.. con la differenza che succede nella vita reale, e non su Facebook.</div>
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ma non è solo questo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Quante volte, le confidenze sui propri problemi sono state
usate contro la persona stessa?.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Quante volte in mancanza di altre valvole di sfogo, si crea
letteralmente una dipendenza da questo approccio?.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Questa combinazione mi ha fatto riflettere.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Il consiglio “Parlane con qualcuno” deve essere più
specifico, affinché i benefici non si ritorcano contro.<o:p></o:p><br />
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Sono giunto alla conclusione che solo tre gruppi di persone
sono adatti ad accogliere i nostri problemi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Coloro che possono aiutarci <u>veramente</u> a risolvere il
nostro problema.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Coloro che possono essere aiutati nel loro problema,
sentendo il nostro.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Coloro che fanno parte della nostra famiglia e che, seppur
non in grado di risolvere il nostro problema, possono darci un senso di
vicinanza, di sostegno.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Purtroppo abbiamo la tendenza al
dare valore ai problemi, a prescindere dalla entità degli stessi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Parlare dei propri problemi con qualcuno, come se parlarne in qualche modo li risolvesse.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Per risolvere i propri problemi bisogna in primo luogo
comprenderli.<o:p></o:p></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
Per comprenderli bisogna conoscere sé stessi. <o:p></o:p></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-4428025392344827292017-03-17T10:04:00.002-07:002017-03-17T10:04:26.794-07:00Il Paradosso Invisibile<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div>
Con la riflessione di oggi vorrei invitarvi a fermarvi un momento.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
Guardatevi attorno.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
Tutto ciò che avete.</div>
<div>
I vostri svaghi.</div>
<div>
I vostri vestiti.</div>
<div>
Le applicazioni installate sul vostro cellulare.</div>
<div>
Il numero di libri che avete a casa.<br />
Il numero di giochi che vostro figlio ha a disposizione.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
Vorrei confrontarmi con voi.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
Mi capita di sentirmi smarrito quando ho troppe scelte a mia disposizione.</div>
<div>
Mi sono abituato a vivere nel "troppo".</div>
<div>
<br /></div>
<div>
Troppe attività.</div>
<div>
Troppo svago.</div>
<div>
Troppa variabilità.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
E' così che gira il mondo oggi.</div>
<div>
Gestioni sempre più polarizzate.</div>
<div>
Hai di tutto o vivi con poco.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
Con il passare del tempo ho realizzato che avere troppa scelta esercita un effetto insolito.</div>
<div>
Andare in libreria e trovarsi davanti a mille generi tutti in una volta.</div>
<div>
Aprire il porta-scarpe e vedere 4 paia di scarpe estive.</div>
<div>
Ambienti con molta variabilità in genere.<br />
<br />
All'inizio pensavo che fosse una deviazione professionale.<br />
Invece no.. ho cambiato idea.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
Non è uno stress attivo, ad esempio dopo una giornata intensa di lavoro.</div>
<div>
Uno stress silente, passivo, cumulativo.</div>
<div>
Come se la variabilità dell'ambiente che ci circonda esercitasse una influenza sul come ci sentiamo.</div>
<div>
Non è semplice percepirlo ed è tutto fuorché immediato rendersene conto.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
E' come se avere meno cose da gestire ci facesse sentire più focalizzati.</div>
<div>
Indirettamente più sereni.<br />
<br />
Non parlo di ordine, parlo di variabilità.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
Parto dal presupposto che l'unico spazio che posso gestire è la mia vita e le cose che possiedo.</div>
<div>
Da 35+ magliette ora ne ho 10.</div>
<div>
Tagliato nettamente sull'abbigliamento intimo.<br />
Tenere un paio di scarpe casual in un armadietto 365 giorni all'anno... NO.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
Da decine di applicazioni e giochi, installate sul telefono, ho scelto solo quelle che uso di frequente.</div>
<div>
Per le applicazioni meno usate uso il PC fisso o il PC portatile.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
Indirettamente riscopro di passare meno tempo giocando al telefono.</div>
<div>
Indirettamente mi trovo a parlare di più con mia moglie e ad essere più partecipe nella vita di casa.</div>
<div>
E' un <b>paradosso.</b><br />
Come se avere troppe scelte possa trasformare la "libertà di scelta" in un peso invisibile.</div>
<div>
<br />
Ma non finisce qui.<br />
Vorrei sottoporvi un possibile risvolto: Il modo in cui educhiamo i nostri figli.<br />
<br />
Spesso applichiamo dei <a href="https://www.kidsmatter.edu.au/mental-health-matters/social-and-emotional-learning/managing-behaviour-making-rules" target="_blank">limiti</a> ai nostri figli nella convinzione di rassicurarli.<br />
Forse lo facciamo per dare loro un mondo più piccolo in cui muoversi più agevolmente.<br />
Forse lo facciamo per farli sentire meglio.<br />
<br /></div>
<div>
La domanda di oggi è.. se la stessa regola valesse anche per gli adulti?.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
<br /></div>
<div>
<br /></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-21288262365793342512017-01-18T10:15:00.000-08:002017-01-18T10:15:58.617-08:00Problemi e Patate Fritte<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
A Luglio del 2015 avevo scritto un <a href="http://mentrecammino.blogspot.it/2015/07/problemi-e-soluzioni.html" target="_blank">post</a> riguardo alla mia visione dei problemi.<br />
<br />
In quel post avevo parlato del ruolo delle persone coinvolte in un problema.<br />
Ero giunto alla conclusione che se non sei parte della soluzione sei parte del problema.<br />
<br />
Ho riflettuto su quanto ho scritto, ed esprimo il desiderio di cambiare ulteriormente prospettiva.<br />
Per farlo vorrei addentrarmi nella natura stessa della parola "problema".<br />
<br />
Cercando il significato della parola "problema", su google trovo la seguente descrizione:<br />
<br />
<i>"Difficoltà che richiede un adattamento o un comportamento particolare, o di cui si impone il superamento: ha problemi ad esprimersi, a camminare, a correre; ognuno ha i suoi p.; è un p. serio; com. : non ci sono p., per rassicurare altri a proposito di situazione che non presenta difficoltà particolari e per cui non c'è da preoccuparsi."</i><br />
<div>
<i><span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "arial" , , sans-serif; font-size: x-small;"><br /></span></i>
La descrizione sopra mi soddisfa ma non completamente.<br />
E' necessario prendere atto di un altro aspetto.<br />
Ho la percezione che la parola "problema" sia ormai diventata una parola <b>abusata</b>.<br />
<br />
Il risultato è che spesso si finisce per parlare di "problema" quando non è necessario.<br />
In altre parole, capita spesso di trasformare gli ostacoli in problemi.<br />
<br />
Vorrei provare ad affiancare una seconda descrizione a quella scritta sopra:<br />
<br />
<i>"<b><u>Interpretazione</u></b> di una determinata situazione, che genera nell'essere umano un senso di difficoltà o la percezione di un attacco personale.</i><span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "arial" , , sans-serif; font-size: x-small;"><i style="background-color: white;">"</i></span><br />
<br />
Non parlo dei problemi veri e propri come la disabilità, le malattie o la fame nel mondo, non voglio generalizzare.<br />
<br />
Vedo la parola "problema" come un approccio inefficiente, privo di senso costruttivo.<br />
Una interpretazione che ci impedisce di vivere serenamente le sfide che continuamente decorano, come un contorno di patate fritte, le nostre vite.<br />
<br />
Vorrei provare a cambiare il modo in cui interpreto gli ostacoli più banali che incontro.<br />
<br />
Mio figlio piange? è un bisogno, non un problema.<br />
La mia partner si è dimenticata di pulire il bagno? non è un problema, ci si accorda e si rimedia.<br />
Un tuo collega ha sbagliato mentre lavorava? Bisogna rivedere il piano di formazione, no problem!.<br />
Ti cade il caffè sulla camicia? non è un problema, vediamo cosa si può fare perché si veda meno.<br />
<br />
Cogliete la differenza?.<br />
Non si perde tempo a valorizzare il lato negativo della situazione, ci si concentra sulla soluzione della difficoltà.<br />
Oggettivamente, che valore aggiunto ha riprendere o sgridare qualcuno?.<br />
<br />
Non fraintendetemi.<br />
Non sono un patito del buonismo, e nemmeno dei para-occhi.<br />
Non parlo per estremi.<br />
<br />
Come ho detto prima, ci sono i problemi e ci sono quelle situazioni che trasformiamo in problemi.<br />
<br />
Vorrei che prendeste coscienza di quanto è facile fermarsi davanti ad un ostacolo dicendo "ho un problema".<br />
<br />
La parola "problema" è di per sé un termine non costruttivo e non propositivo.<br />
<br />
Prendendo atto di questo, usare questa parola con cognizione di causa può trasformare la percezione del problema in qualcosa di diverso.<br />
<br />
Non è quello che guardi ma quello che vedi.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br /></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-12193152583352176822016-11-08T04:26:00.000-08:002016-11-08T05:31:12.192-08:00Generazioni ritrovate<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Lo ammetto.<br />
Ho sempre avuto paura ad affrontare certi argomenti.<br />
Uno di questi era la possibilità che io diventassi papà.<br />
<br />
Mi sono nate delle domande.<br />
Perché devo avere timore?.<br />
Da dove nasce questa insicurezza?<br />
E se facessi delle scelte sbagliate?.<br />
<br />
Nel tempo, queste perplessità sono sfociate in un percorso.<br />
Un percorso di conoscenza e di scoperta.<br />
<br />
Se ci sono dei timori, bisogna cercarne la ragione.<br />
Se si conosce la ragione.. bisogna comprenderla in profondità.<br />
<br />
Ho dovuto iniziare da capo, un'altra volta.<br />
Succede sempre così quando decidi di cambiare ottica su qualcosa.<br />
Vedere le cose da un' angolazione diversa.<br />
<br />
Spesso le cose fanno paura quando le guardi.<br />
Spesso le stesse cose non fanno più paura se le vedi con occhi diversi.<br />
<br />
Ho comprato libri, letto articoli.<br />
Ho cercato di confrontarmi con la realtà, e col mio passato.<br />
<br />
L'inizio della mia generazione.<br />
<br />
Non sembra ma anche su queste tematiche, gli scontri di pensiero non sono pochi.<br />
Ci sono punti di vista molto diversi sulla educazione infantile.<br />
Vale la pena informarsi, <i>concedersi il beneficio del dubbio</i>.<br />
Provare ad avere una vita più serena.<br />
<br />
Mi sono stupito di quanto certe reazioni ci vengano automatiche.<br />
Spesso improntiamo l'educazione su quello che si aspettano gli altri.<br />
A volte questo supera persino il concetto di giusto o sbagliato.<br />
<br />
Sono tematiche molto interessanti, che <u>non mi sono mai dato la possibilità</u> di approfondire.<br />
Concludo con un verso del poeta Kahlil Gibran, che molto mi ha fatto riflettere, a suo tempo.<br />
<br />
--------------------------<br />
<br />
<i>I tuoi figli non sono figli tuoi,<br />sono i figli e le figlie della vita stessa.<br />Tu li metti al mondo, ma non li crei.<br />Sono vicini a te, ma non sono cosa tua.<br />Puoi dar loro tutto il tuo amore, ma non le tue idee,<br />perché essi hanno le loro proprie idee.<br />Tu puoi dare loro dimora al loro corpo, non alla loro anima,<br />perché la loro anima abita nella casa dell'avvenire,<br />dove a te non è dato entrare, neppure col sogno.<br />Puoi cercare di somigliare a loro, ma non volere<br />che essi somiglino a te,<br />perché la vita non ritorna indietro e non si ferma a ieri.<br />Tu sei l'arco che lancia i figli verso il domani.</i>
<br />
<br />
<span style="font-weight: normal;"><i><b>Kahlil Gibran</b></i></span>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-5685293543268578672016-06-16T04:23:00.001-07:002016-06-16T04:28:09.361-07:00Fasci D'erba<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Ieri sera ho visto in televisione l'ennesima pubblicità sull'aiuto ai paesi poveri.<br />
<br />
La nostra società è basata interamente sugli stereotipi.<br />
E' così fortemente radicata in questi schemi mentali che spesso è molto difficile realizzarlo.<br />
<br />
Un filtro davanti agli occhi.<br />
Automatismi che ci portano a prendere o non prendere determinate scelte.<br />
L'essenza stessa del marketing, il dover sfruttare questi stereotipi per vendere il proprio prodotto.<br />
<br />
L'automatismo umano che ci porta a categorizzare qualsiasi cosa.<br />
Non riusciamo a farne a meno, abbiamo il bisogno di semplificare continuamente.<br />
<br />
Nel bene e nel male.<br />
Nella vita di tutti i giorni è positivo categorizzare dei concetti estesi, oppure quando si impara.<br />
Ma non oggi.<br />
Oggi mi soffermerò sul lato negativo di questi automatismi.<br />
<br />
Il bambino povero dalla carnagione chiara non fa audience, non fa pietà.<br />
Ci vuole il bimbo malnutrito di colore per attirare l'attenzione, ci vuole una immagine estrema.<br />
Il bimbo nero ricorda gli schiavi neri, ricorda l'Africa che ha fame.<br />
<br />
Un uomo che cade in povertà e cerca di vestirsi dignitosamente non è "povero".<br />
Gli zingari che si coprono di stracci e mendicano hanno realmente bisogno.<br />
La figura del professionista con il camice bianco nelle pubblicità dei dentifrici è una garanzia!.<br />
<br />
Ancora, una prostituta è una persona di malaffare, non passarci nemmeno vicino!!.<br />
Ti farà del male! Ruberà i tuoi soldi!.<br />
<br />
Potrei andare avanti per ore.<br />
<br />
Le radici di questi schemi mentali sono molto profonde.<br />
Il bello è che si cerca sempre di dare l'impressione di non essere parte di questo automatismo.<br />
<br />
Prendiamo il razzismo, un'applicazione più "sottile" di questo concetto.<br />
<br />
Siamo bravi a pulirci la coscienza pulendo quello che diciamo, con termini come "ragazzo di colore".<br />
La società predica una facciata, ma traspaiono modelli di stampo razzista.<br />
<br />
E' anche vero che in certe situazioni siamo noi a dare il significato alle parole che diciamo.<br />
<br />
Ho parlato con molte persone che usavano la parola "negro" in termini di gruppo, usandola come un soprannome.<br />
In queste situazioni non c'era offesa, negli USA è un fenomeno normale.<br />
<br />
E' giusto fermarsi.. e riflettere.<br />
<br />
E' più importante dire una parola al posto di un'altra per dimostrare qualcosa?.<br />
E' più importante non applicare distinzioni nel nostro vivere quotidiano?.<br />
<br />
Mi piacerebbe provare ad andare oltre la facciata di quello che percepiamo passivamente.<br />
<br />
Siamo schiavi dei fasci d'erba.<br />
<br />
<br />
<br />
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-54464249734355687152016-05-25T08:00:00.000-07:002016-05-25T08:00:58.975-07:00Il vaglio della scelta<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br />
Durante lo scorso weekend ho riflettuto sul significato della parola "scelta".<br />
La vita è fatta di scelte.<br />
<br />
Ogni scelta viene dettata da numerosi fattori, in primis dall'aspetto sociale, poi da quello economico.
Certamente, non posso generalizzare, ma è indubbio che l'aspetto sociale opera come un filtro.<br />
Un filtro che blocca in partenza qualsiasi scelta che non segue "la comunità".<br />
<br />
Siamo cresciuti in un ecosistema dove ci viene sempre imposta un'idea quasi metafisica.<br />
Questa idea prende il nome di "fai la scelta giusta".<br />
<br />
Si è portati a pensare che "la scelta giusta" sia la scelta più normale, più legata al buon senso.<br />
Si è portati a pensare che "la scelta giusta" esuli dal normale corso delle conseguenze.<br />
<br />
Riflettendo, trovo che questo atteggiamento cela una grande e scomoda (o comoda?) verità.<br />
<br />
Non tanto il fatto che ogni scelta ha le sue conseguenze, questo lo sappiamo bene ormai.<br />
Il fatto che ogni scelta ha sempre delle conseguenze ambivalenti.<br />
Conseguenze sia positive che negative, rapportate alla scelta fatta.<br />
<br />
Quando piove c'è sempre del fango, se vogliamo trovare una trasposizione improvvisata.<br />
<br />
Il "lo fanno gli altri" è ormai diventato una linea guida del "buon senso".<br />
Lo è diventato a tal punto.. che esporre una scelta che rema contro il pensiero comune, è difficile.<br />
La persona che ti ascolta spesso si sente a disagio, cambia discorso, ti giudica.<br />
<br />
E così in seguito ci ripensi.
Ti domandi se di fronte ad un muro.. avrai fatto davvero la scelta più appropriata? "La scelta giusta"?.<br />
E a volte, di conseguenza, le scelte cambiano.
<br />
E così si mette le scelte sulla bilancia.
Una scelta scomoda ma meditata.. o una scelta conformista?.
A volte le due si sovrappongono, ma sono casi come molti altri.<br />
<br />
Tutto ciò che ci circonda è frutto di una scelta, a volte è volontaria, a volte non lo è.<br />
Ma la scelta c'è ugualmente.<br />
<br />
C'è sempre una scelta dietro l'ignorare una persona.<br />
C'è sempre una scelta dietro il non farsi gli affari propri.<br />
<br />
Cavolo, la vita è davvero tutta una scelta!.
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-11883970713036329592016-02-16T10:41:00.000-08:002016-02-16T10:41:35.511-08:00Unioni civili, libertà e figli<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Sono giorni tumultuosi,<br />
la gente parla.<br />
<br />
Parla di cosa?.<br />
Di cose che dicono gli altri.<br />
<br />
Mi posso fidare di quello che dicono gli altri?.<br />
Chi si fida? su cosa si basa?.<br />
<br />
"Matrimonio civile" è il termine che desta gli animi.<br />
<br />
Dicono "Il matrimonio è tale solo se sono coinvolti un uomo e una donna".<br />
OK.<br />
Concordo che l'etimologia del termine è la seguente:<br />
"Rapporto di convivenza dell'uomo e della donna in accordo con la
prassi civile, ed eventualmente religiosa, volto a garantire la
sussistenza morale, sociale e giuridica della famiglia.".<br />
Questo va a a congiungersi con la sacralità della figura della madre, da li la parola "Matri-monio". <br />
<br />
Il pezzo che mi manca è: Perchè non è possibile scindere la visione civile da quella religiosa.<br />
Per quale motivo è così difficile associare all'aggettivo "civile" un cambiamento totale del termine matrimonio?.<br />
<br />
E' una parola, soltanto una parola. <br />
<br />
Se la chiesa non accetta di ritenere "sposate" le coppie omosessuali in termini religiosi, è liberissima di farlo, suo il territorio e sua la legge.<br />
Se lo stato congiunge due persone che si amano, e le regolamenta davanti alla legge, che problema c'è?.<br />
Se il matrimonio fosse solamente una prerogativa della chiesa, una persona laica e non credente non potrebbe sposarsi.<br />
Sotto questa ottica, ho davvero la percezione che il nostro paese è davvero molto lontano dalla tanto osannata "mentalità aperta". <br />
<br />
Non comprendo il motivo dietro al dover forzare un collegamento fra le due parti solo per protesta, il motivo dietro a questo astio, per dei motivi così futili.<br />
<br />
E poi vengono i figli.<br />
Si complica.<br />
<br />
Ci sono dei punti di vista così contrapposti, sia dal punto di vista pedagogico che morale.<br />
La domanda è sempre la stessa "cosa comporta per un bambino, il fatto di crescere fra due figure di ugual sesso?".<br />
<br />
Non è una domanda a cui rispondere a cuor leggero.<br />
Non è una domanda a cui ti basta dire "io la penso così".<br />
E' una domanda il cui tema non sei tu, ma altri individui non ancora maturi.<br />
<br />
Di fronte ad una tematica del genere, prendere una posizione superficiale è quantomeno presuntuoso.<br />
Questo perchè la crescita di un individuo è una cosa complessa, che va tenuta in seria considerazione.<br />
<br />
Esistono studi al riguardo, che possono venirci in aiuto.<br />
Fra i tanti siti, ne ho trovato uno che riassume in modo piacevole tutte le facciate coinvolte. <br />
<br />
<a href="http://bolognapsicologo.net/blog/i-figli-coppie-omosessuali-cresceranno-sani-parola-scienza/" target="_blank">Link</a><br />
<br />
Io sono cresciuto sotto la religione cattolica cristiana, col passare del tempo me ne sono poi allontanato, per motivi miei personali.<br />
Non vedo più la figura di Cristo per come la vedevo un tempo.<br />
Mettiamo che un giorno di questi provassi a immaginarlo.<br />
Conoscendo i suoi insegnamenti e il suo pensiero, cosa direbbe di fronte a tutte queste regole, e a tutti questi schemi mentali?.<br />
Secondo me rimarrebbe molto deluso, per non dire scandalizzato.<br />
<br />
Non era proprio lui che diede un solo comandamento?. <br />
<br />
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-69105672604209838412016-01-19T22:55:00.000-08:002016-01-19T22:55:41.494-08:00L'apoteosi della Giustificazione<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
L'essere umano è un essere straordinario, capace di trovare una giustificazione per tutto.<br />
<br />
Le giustificazioni ci consentono di trovare una motivazione dietro qualsiasi decisione intrapresa.<br />
La decisione può essere di qualsiasi natura, persino andare contro i nostri stessi principi morali.<br />
<br />
In questo caso la giustificazione ci sgrava da quell'afflizione che ci perseguita per aver agito in modo deviato rispetto alla nostra moralità.<br />
<br />
La giustificazione però non si limita a questo, va oltre, ci consente di cambiare la percezione di come viviamo il mondo.<br />
Basti pensare alle giustificazioni che i Kamikaze fanno verso loro stessi, per giustificare ciò che stanno per fare.<br />
<br />
Perchè scrivere un post sulle giustificazioni?.<br />
Trovo che la giustificazione definitiva, che ci consenta di vivere la nostra vita con più serenità, sia il giustificare la Morte.<br />
<br />
Come posso giustificare la vita e viverla appieno se prima non giustifico la morte?. <br />
<br />
Ma è più semplice posticipare tutto questo no?.<br />
Si può andare in chiesa.<br />
Le religioni possono guidare il principio del nostro quieto vivere.<br />
<br />
Tutto bello, ma non pensavo a quello. <br />
La morte è da sempre stata la regina delle strumentalizzazioni.. dopotutto. <br />
<br />
Non è sufficiente.<br />
Trovare una giustificazione basata sulla fede, non è assolutamente sufficiente.<br />
Per trovare la serenità devi giustificare la possibilità peggiore che puoi immaginare.<br />
Il fatto di andare all'inferno?.<br />
Il fatto che ci sia il nulla / l'incoscienza?.<br />
Il fatto di reincarnarsi privi dell'intelligenza che ci contraddistingue?. <br />
Il fatto di essere uguali a delle macchine pensanti?. <br />
Per ognuno è diverso. <br />
<br />
Ritengo che la percezione della morte abbia una forte influenza sul come viviamo la nostra vita, e sulle decisioni ad essa correlate.<br />
E' fonte di grande crescita personale, libertà e stabilità interiore. <br />
Dopo di questo nulla ti farà più davvero paura, e potrai agire nella vita con risoluzione. <br />
<br />
Il problema sorge a questo punto.<br />
Ci vuole coraggio a giustificare la peggiore delle nostre realizzazioni.<br />
<br />
Ma pensandoci bene.. è davvero un problema?. <br />
<br />
<br />
<br />
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-66736734121711544202015-07-28T21:49:00.000-07:002015-07-28T21:49:13.910-07:00Problemi e soluzioni<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Ho sempre pensato, quando ci fosse un problema di qualsiasi tipo, che esistessero tre posizioni.<br />
<br />
La posizione della persona che cerca la soluzione.<br />
<br />
La posizione della persona che ha creato il poblema ed è parte del problema.<br />
<br />
La posizione neutra, della persona che se ne frega, o che lascia l'argomento in sospeso.<br />
<br />
<br />
Recentemente ho rivalutato questa posizione.<br />
<br />
<br />
Per quanto tempo mi sono lamentato dei problemi senza fare nulla per risolverli?.<br />
Quanti scontri ho avuto, che non hanno portato a nulla di fatto perchè una o entrambe le parti hanno lasciato perdere?.<br />
<br />
No, non più.<br />
Mi sono convinto che le posizioni in realtà siano soltanto due, non bisogna prendere e prendersi in giro.<br />
<br />
La posizione della persona che cerca una soluzione ai problemi.<br />
<br />
La posizione della persona che è parte del problema.<br />
<br />
Questo pensiero mi ha colpito a ciel sereno, ha capovolto il modo in cui approccio i problemi.<br />
Mi ha fatto riflettere se davvero abbia senso lamentarsi di qualcosa senza al contempo contribuire alla soluzione dello stesso.<br />
<br />
..A quanto sia fastidioso ascoltare una persona, anche per strada, che si lamenta di qualcosa lasciandosi alle spalle qualsiasi traccia di approccio costruttivo. <br />
<br />
Questo concetto lo riprende brillantemente il titolo di un libro di <span class="st">Peltzer Ulrich, "</span>Se non sei parte della soluzione, sei parte del problema".<br />
<br />
<br />
<br />
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-76129027584335220722015-05-07T08:12:00.000-07:002015-05-07T08:12:41.018-07:00Il mondo nello specchio<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
E' assolutamente inutile.<br />
Giro e rigiro.. mi guardo attorno, non posso non notarlo.<br />
<br />
Sapevo che ogni persona ha un lato di se' che non mostra agli altri.<br />
Il mio errore, in passato, è stato quello di fermarmi li, di non guardare oltre a questa affermazione.<br />
<br />
Mi sono interrogato sulle persone che conosco.<br />
Sulle persone che frequento.<br />
Sulle persone con cui lavoro.<br />
Sulle persone con cui esco.<br />
<br />
Riflettendo, sono giunto alla stessa conclusione a cui altri sono arrivati, prima di me.<br />
<br />
A volte, quando si entra nel <u>carattere</u> delle persone, noto sempre più quanto il mondo che percepiamo sia in realtà un mondo specchiato.. e non la realtà delle cose.<br />
<br />
Questo principio è direttamente proporzionale a come le persone si pongono verso loro stesse.<br />
Nello specifico, parlo della estremizzazione, della necessità di "dimostrare", dell'autosoppressione.<br />
<br />
L'estremizzazione deriva dalla propria insicurezza.<br />
Se sono così sicuro di qualcosa, perché mai dovrei estremizzare, nel tentativo di dimostrare qualcosa?.<br />
Una persona "eccessivamente" calma e tranquilla nasce dalla soppressione e dall'auto-commiserazione, anche quella è una forma di estremizzazione che si può spesso riconoscere.<br />
<br />
Trovo che queste cose siano molto legate alla crescita di una persona, alla maturazione interiore.<br />
Un conto è intravedere la radice del proprio essere eccessivi, un altro paio di maniche è invece accettarlo, ammetterlo.<br />
<br />
Quando realizzi che ti comporti in un determinato modo, proprio perché in realtà sei diverso, in te scatta qualcosa, ma hai paura.<br />
Nonostante questo persisti, continui, perché?.<br />
<br />
Per essere riconosciuto la società ha un mantello di canoni e superficialità.<br />
<br />
E è così che il mondo gira.. e più enfasi metto, più voglio dimostrare qualcosa a qualcuno.. e più si realizza la regola dello specchio.<br />
<br />
Ed è così che i fanatici sono i <u>primi</u> a nutrire dei dubbi in quello che predicano e sono più deboli di quanto possono sembrare, e cercano solo le conferme che vogliono vedere e sentire, entrando nel <a href="http://mentrecammino.blogspot.it/2013/07/tunnels-e-burattini.html" target="_blank">tunnel</a> .<br />
<br />
Ed è così che i soppressi hanno in sé molta più forza di quanto immaginano, e stringono le loro catene nell'autocommiserazione ignorando, nel loro piccolo, quella dignità che da troppo tempo ormai, li cerca senza sosta.<br />
<br />
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-51510831680143686382015-02-10T00:15:00.001-08:002015-02-10T00:15:15.063-08:00L'uomo, i meccanismi e le macchine (Pt. 2)<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Proprio l'altro giorno avevo appoggiato un foglio da qualche parte, e mi sono ritrovato, qualche giorno dopo, a cercarlo come un matto.<br />
<br />
Se ci penso, facciamo un sacco di cose in modo automatico, senza pensarci e in modo del tutto spensierato, senza il minimo di presenza.<br />
<br />
Camminiamo velocemente.<br />
Corriamo in macchina.<br />
Tiriamo fuori una sigaretta dal pacchetto e la fumiamo.<br />
Appoggiamo le chiavi o il cellulare da qualche parte mentre pensiamo ad altro.<br />
<br />
Facciamo le cose, ma non siamo realmente noi a farle.<br />
Siamo automatizzati.<br />
Siamo schiavi di un ciclo di azioni che, ripetendosi nel tempo, diventano meccanismi automatici.<br />
<br />
<b>Abitudine</b>.<br />
Non mi piace usare questo termine.<br />
L'abitudine mi da un'idea di un qualcosa di limitato e numerabile, ma questo non mi basta.<br />
L'abitudine, per come la recepisco, è solo <u>la punta dell'iceberg</u>.<br />
<br />
Voglio andare più in profondità, nel termine "automatismo".<br />
Gli automatismi delle persone li vedo come i meccanismi dell'inconscio. <br />
In altre parole, un modo con cui il nostro cervello ci "tiene per le palle".<br />
<br />
Se ci penso, esiste qualcosa nel nostro vivere quotidiano che non sia automatizzato?.<br />
Viviamo le giornate in modo così poco cosciente.<br />
Chissà forse al punto da poter affermare che, quando non siamo coscienti, la nostra natura è uguale a quella di un <b>robot</b>.<br />
<br />
Se per davvero ci concentriamo su <u>tutte</u> le nostre azioni quotidiane, movimento per movimento, passo per passo, pensiero per pensiero, parola per parola, ci renderemo presto conto che non abbiamo la più pallida idea di cosa significhi essere coscienti, e soprattutto di quanto sia <u>faticoso</u> esserlo.<br />
<br />
La domanda mi sorge spontanea.<br />
E' sufficiente acquisire coscienza, tramite queste continue osservazioni?<br />
Fino a che punto questo percorso ci può de-automatizzare?.<br />
De-automatizzarci ci rende davvero meno robotici?.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-34703158315235346102015-01-07T22:07:00.000-08:002015-01-07T22:07:55.021-08:00La paura dei piloti automatici<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Mi capita ogni tanto di voler fare dieta.<br />
Mi capita ogni tanto di resistere ad una abitudine.<br />
Mi capita ogni tanto di riflettere su come funziona la mia testa.<br />
<br />
Vi è mai capitato di resistere ad una tentazione, e avere la sensazione che per quei pochi minuti, <u>il modo di ragionare non è più il "vostro"</u>?.<br />
<br />
Ebbene, in tal proposito, riflettendoci, sono giunto alla conclusione che la cosa più difficile, per noi esseri umani, è cambiare.<br />
<br />
Il nostro stile di vita si basa completamente sulle abitudini, o un ciclo di azioni che vengono svolte con una certa regolarità, e allo stesso modo.<br />
<br />
La nostra mente è alla continua ricerca della stabilità, della situazione nella quale il nostro cervello può catalogare tutto come "è tutto ok, è tutto sicuro, non ci sono pericoli".<br />
<br />
Siamo biologicamente formati per resistere al cambiamento.<br />
<br />
Quando interrompiamo un'abitudine radicata, c'è sempre un senso di timore, di disagio, di paura verso quel cambiamento.<br />
La sorgente di questo senso di disagio è l'<b>Amigdala</b>, una parte del cervello, la più "primitiva".<br />
<br />
Voi mi direte "<i>non ho problemi a non mangiare il riso</i>" ad esempio.<br />
E' una giusta osservazione, e questo dimostra che non tutte le abitudini sono uguali, e molto di questo dipende da quanta varietà c'è nella abitudine stessa, e <u>da quanta gratificazione questa abitudine ti dà</u>.<br />
E' più semplice interrompere un'abitudine che non ti dà gratificazione.<br />
<br />
Prendo di proposito un esempio un po' estremo, giusto per farvi capire meglio.<br />
Una persona dipendente da alcolici/sigarette, un'abitudine molto radicata.. e molto profonda.<br />
<br />
Ogni qualvolta avrà l'occasione di bere o di fumare, al solo pensiero di interrompere, in questa persona entrerà in gioco la paura, o comunque un forte sentimento di disagio.<br />
Si, proprio così, la paura di perdere quel che si sta rifiutando, la paura di cambiare un qualcosa di molto radicato.<br />
<br />
Dove sta il problema? è solo questo?.<br />
<br />
Sarebbe tutto molto semplice se si realizzasse questa situazione in modo cosciente.<br />
E' proprio questo il dramma: <u>non si è coscienti di questo passaggio, non te ne accorgi</u>.<br />
Soggettivamente si percepisce soltanto una "voglia irrefrenabile per quello che ti manca".<br />
<br />
Per questo si ha la sensazione di non ragionare con la propria testa,
come se ci fosse un <b>pilota automatico</b> che ragiona al posto tuo e ti
"rimette in carreggiata". <br />
<br />
Io stesso ho delle domande a riguardo.<br />
Fino a che punto conoscere la presenza del pilota, può permetterti di controllare la situazione?.<br />
<br />
Al riguardo, spulciando per la rete ho trovato un testo molto carino, di una scrittrice chiamata Emma Butin. (<a href="http://www.skillshare.com/classes/entrepreneurship/How-to-Present-Share-Ideas-That-Inspire-Action/285436623/projects/39866?via=homepage" target="_blank">link</a>)<br />
<br />
Parla del come usare le "pause" per facilitare la modifica delle abitudini, un concetto molto interessante. <br />
<br />
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-56479531918964977702014-12-23T10:51:00.000-08:002014-12-23T10:51:02.453-08:00Stagionatura.. di natale!!<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Come anticipato al buon Filippo (commenti nel post scorso), la riflessione di questo post verte sulla maturità.<br />
<br />
Siamo vicini a Natale e di fronte ad un nuovo anno.<br />
Ho aspettato a parlare delle mie riflessioni sulla maturità, proprio per scriverne ora, in prossimità dell'anno nuovo.<br />
<br />
Perché?.<br />
Perché trovo che la parola <i>maturità</i>, per come la intendiamo noi, sia una parola incompresa.<br />
Trovo che il significato della parola maturità sia molto vasto.. e molto profondo. <br />
<br />
Quando si pensa alla maturità, ci viene spontaneo accostare questo termine all'esperienza di una persona.<br />
E' una cosa che percepisco in modo molto marcato.<br />
<br />
"Non puoi bere alcolici, non sei maturo."<br />
"Non puoi guardare film per adulti, non sei abbastanza maturo."<br />
"Stai a casa e giochi soltanto ai videogiochi, sei immaturo."<br />
<br />
Quando compio una determinata età, la società riconosce che ho l'esperienza per compiere determinate scelte, che ho ben compreso il legame che sta alla base della causa e dell'effetto.<br />
Questa è la visione che la società attribuisce alla parola "maturità".<br />
<br />
Per quale motivo non mi sento soddisfatto di questa definizione?.<br />
<br />
Forse perché rimanda ad uno schema imposto.<br />
Forse perché non riconosco nulla di tutto questo, in quello che mi circonda.<br />
Forse perché è una definizione di maturità data da persone superficiali?.<br />
<br />
Ho incontrato molte persone, ma sono poche quelle che mi hanno trasmesso un senso di profonda maturità.<br />
Forse perché la maturità non è semplice esperienza, da qui la mia riflessione: ci deve essere dell'altro.<br />
<br />
Immagino un viaggio dentro noi stessi.<br />
Il tentativo di <u>capire</u> il perché di quello che ci accade, nel presente e nel passato, con occhi oggettivi.<br />
L'analisi del proprio comportamento, la crescita personale, lo spostamento dell'attenzione <u>dagli altri a noi stessi</u>.<br />
Da quel momento in poi non ci improntiamo più sulla coscienza altrui, creiamo la nostra.<br />
<br />
Una persona matura non darà mai ad altri la responsabilità delle sue scelte.<br />
Una persona matura non si lamenta in modo vuoto, agisce e propone soluzioni.<br />
Una persona matura percepisce la sua dignità, la associa a sé stesso/a.<br />
Una persona matura, prende delle decisioni con coscienza e in modo indipendente, senza farsi trasportare dagli altri.<br />
<br />
E' un fattore proporzionale.<br />
Più una persona viaggia dentro di sé e più matura.<br />
Un individuo non sarà mai in grado di comportarsi da persona matura, finché non si pone delle domande e impara a vedere il mondo con i suoi occhi.. e non con quelli altrui.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Auguro a tutti voi un felice natale.. e un anno nuovo ricco di sorrisi =)<br />
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-68088522458664878202014-11-30T22:34:00.000-08:002014-11-30T22:34:45.333-08:00Caro amico ti scrivo..<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
C'è una domanda che mi è sempre rimasta fissa in testa come un loop, da molto, molto tempo.<br />
Come mi comporterei se mi trovassi faccia a faccia con me stesso, nel mio passato?.<br />
Cosa "mi" direi per essere una persona migliore?. <br />
<br />
Ovvio, non posso saltare nel tempo, però posso usare la fantasia.. l'immaginazione.<br />
<br />
Ma non voglio limitarmi a questo.<br />
Non voglio scrivere banalmente una lettera verso il passato.<br />
Ho preso atto di una cosa interessante: con il passare del tempo quello che dicevo al me stesso più giovane cambiava, e vorrei provare a scrivere di questo.<br />
<br />
Se a scrivere fossi io una quindicina di anni fa (15 anni), quando andavo a scuola, mi sarei detto di andare in palestra per farmi grosso, per sottomettere il bulletto di turno, e per garantirmi il rispetto delle ragazze che mi stavano attorno.<br />
In quel periodo, come tutti gli adolescenti, i guai che combinavo me li soffrivo tutti.<br />
Le delusioni sentimentali e i fallimenti quotidiani venivano vissuti tutti con grande intensità.<br />
<br />
Una decina di anni fa (20 anni), mi sarei detto di non fermarmi mai, e di inseguire i miei sogni e l'idea della coppia perfetta.. e magari di passare qualche ora in meno al PC.<br />
In quel periodo iniziavo a pensare con la mia testa, ero una persona estremamente romantica e sognatrice, nonostante questo non amavo trovarmi in situazioni non familiari, ..e si, passavo veramente tanto tempo davanti al mio PC giocando online.<br />
<br />
Cinque anni fa (25 anni) mi sarei dato dello stupido, per non avere cercato prima l'individualità di pensiero e di non aver gettato le basi per la mia indipendenza.<br />
In quel periodo ero sommerso dalle conseguenze dell'avere avuto una vita priva di responsabilità, coccolato in ogni modo, questo è ovviamente sfociato nella mia incapacità di adattamento.<br />
<br />
Oggi... a 30 anni, le cose sono cambiate ancora.<br />
Ti parlerei della risoluzione e della forza che può generare.<br />
Ti parlerei della dignità, e di quanto TU sia importante, non sempre e solo gli altri.<br />
Ti direi che le relazioni non si basano sul dare gli altri per scontati ..e che, per quanto ci si sforzi, gli altri non possono essere cambiati.<br />
Ti parlerei dell'illusione della felicità persistente.<br />
Ti direi che hai ignorato le tue capacità, pensando inconsciamente a tuo discapito, limitandoti.<br />
<br />
Allo stesso tempo avrei paura di dirti tutte queste cose.<br />
Forse perché mi manca essere te.<br />
<br />
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com11tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-59433476721002805992014-10-06T03:41:00.000-07:002014-10-06T03:41:17.497-07:00Il discount delle toghe<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Passeggiando in mezzo alle persone, in seguito a recenti eventi, mi sono fermato a riflettere.<br />
<div>
Prendo atto di quanto sia semplice per tutti noi non farci gli affari nostri, o elargire giudizi affrettati.</div>
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<br /></div>
<div>
L'ho visto negli altri, ma anche in me stesso.. e con che frequenza!.</div>
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<br /></div>
<div>
Si può dire che, generalmente parlando, farsi gli affari propri sia un'arte che ogni persona dovrebbe coltivare nel proprio giardino di casa.</div>
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Quanto spesso ci/mi è capitato di <i>esprimere un giudizio su qualcosa o qualcuno senza di fatto sapere niente o poco in merito?</i>.</div>
<div>
<br /></div>
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Per un sentito dire.</div>
<div>
Perché lo dicono i giornali.</div>
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Perché l'hai sentito dire da un amico o da un collega.</div>
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<div>
Ho spulciato nella rete e ho trovato numerosi riferimenti sul giudizio affrettato.</div>
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Mi rendo conto però di quanto sia facile scrivere di questo argomento su un blog.. ma di quanto sia effettivamente <u>difficile</u> trasformare questi concetti in azioni concrete: azioni che abbiano un risvolto sul quotidiano.</div>
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Perché dico che lo trovo difficile?.</div>
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Probabilmente, immagino che i consigli, il gossip e i giudizi, fungano da comburente per accendere un <b>argomento di conversazione.</b><br />
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<div>
Spesso e volentieri, infatti, si sfocia in una escalation di commenti sempre più negativi.</div>
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<br /></div>
<div>
Perché viene così facile peggiorare la situazione con conversazioni inutili?.</div>
<div>
Forse perché siamo tentati di <u>saltare alle conclusioni</u> pur non avendo le idee ben chiare. </div>
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<br /></div>
<div>
Bisogna cercare soluzioni, devo informarmi di più, leggere e interessarmi a nuovi passatempi.<br />
Devo trovare <b>nuovi spunti di conversazione</b>.</div>
<div>
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<div>
Ho nominato anche i consigli.</div>
<div>
Mi chiedo, quante volte abbiamo/ho dato consigli non richiesti?.</div>
<div>
Se qualcuno non ci chiede un consiglio su come affrontare un problema, significa che non ne ha bisogno.. oppure si, ma <u>non da noi</u>.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
Un'altra facciata da non sottovalutare è che la fretta di giudicare ci porta a prendercela per cose che non ci riguardano affatto.</div>
<div>
Si collega al prendere le cose sul personale, ne avevo parlato anche in questo <a href="http://mentrecammino.blogspot.it/2013/08/larte-di-non-prendere-le-cose-sul.html" target="_blank">post</a>.</div>
<div>
Alla fine prendere le cose sul personale è anch'essa una forma di giudizio, una forma di saltare alle conclusioni sbagliate.</div>
<div>
<br />
Concentriamoci su noi stessi e su come migliorarci.<br />
Quando si tratta di amici e colleghi, ma anche di estranei, evitiamo di curarci troppo di quello che dovrebbero fare per migliorarsi.
<br />
<br />
<div style="text-align: left;">
<b>Non è affar nostro.</b><br />
<div>
<br /></div>
<div>
Il discount delle toghe ha aperto i battenti già da troppo tempo.</div>
<div>
È ora di iniziare a chiuderli e vivere più sereni con noi stessi e con gli altri.</div>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-48824715336832865782014-09-17T22:33:00.000-07:002014-09-17T22:33:25.916-07:00Epicuro e il Nemico Negli Occhiali<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Capita talvolta che interagendo con le persone o affrontando una situazione, ci si trova di fronte ad una scelta.<br />
<br />
Lo faccio o non lo faccio?.<br />
Lo dico o non lo dico?.<br />
Quella persona si è comportata in modo freddo, me la devo prendere?.<br />
Ho fallito, significa che non sono all'altezza?.<br />
<br />
Può capitare una situazione specifica, una interazione.. un ostacolo.<br />
Nella maggioranza dei casi le interazioni, i problemi e le situazioni, <u>generano</u> dei sentimenti nelle persone.<br />
<br />
Odio e Rancore.<br />
Gelosia.<br />
Paura.<br />
Tensione.<br />
Gioia. <br />
<br />
Le persone sono convinte che questi sentimenti nascono dalle situazioni stesse, ma nel fare ciò, dimenticano un dettaglio non indifferente.<br />
Quando dico "generano" non mi riferisco ad una generazione diretta.<br />
Ad ogni situazione o evento della nostra vita, corrisponde una <u>nostra interpretazione</u>.<br />
E' la nostra interpretazione che genera in noi i sentimenti. <br />
<br />
Capita spesso che ripensate ad un evento passato, oppure prendete in mano una vecchia foto che conoscete bene.. e li "vedete" con occhi diversi.<br />
<br />
E' mio pensiero che l'interpretazione sia un fattore dalle potenzialità <u>illimitate</u> per la crescita personale.<br />
Questo poichè l'interpretazione è generata dai princìpi personali e dall'esperienza.<br />
<br />
Per diretta conseguenza penso che "sforzarsi" di non sentirsi tristi, impauriti o arrabbiati, non è il modo migliore per risolvere la questione.<br />
<br />
Questo perchè non agite a monte.. ma a valle, e non considero la soppressione di un sentimento come una soluzione.
<br />
La lente/il filtro è quello che io considero il "nemico".<br />
<br />
Il nemico è un bel paio di occhiali.<br />
Il nemico è invisibile, quotando matrix potrei definirlo "una prigione senza sbarre".<br />
Il nemico è inconscio, un programma che applichiamo automaticamente senza rendercene conto. <br />
Il nemico è un qualcosa che ci fà vedere il mondo solo secondo la considerazione che abbiamo di noi stessi, degli altri e delle situazioni che viviamo.<br />
<br />
Eppure la lente può essere cambiata: il nemico può essere manipolato.<br />
<br />
E' mia certezza che cambiare il filtro (la lente) attraverso cui si "vivono" le
esperienze, permetta alle persone di viverle sempre serenamente, perchè
si può sempre trovare una interpretazione che ci renda più sereni.<br />
<br />
Caro Epicuro, al tempo avevi già scoperto tutto questo mentre scrivevi del <i>tetraphármakos</i>.<br />
Rifletto sul significato della frase "non arrabbiarti! prendi la vita con filosofia".<br />
Che sia molto più di una semplice frase di circostanza?. <br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-33277527831489754752014-08-27T13:11:00.000-07:002014-08-27T13:11:15.599-07:00Le 15 rinunce della felicità<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Un blog post sulla crescita personale che ha fatto letteralmente il giro del mondo.<br />
<br />
<br />
Sono molte le persone visionarie che si riflettono fra le righe, fra cui Einstein, Lao Tzu e Wayne Dyer.<br />
<br />
Leggendo il <a href="http://www.purposefairy.com/3308/15-things-you-should-give-up-in-order-to-be-happy/" target="_blank">post originale</a> di Luminita Saviuc (bloggatrice di origine Romena, scrittrice del blog PurposeFairy) sono rimasto stupito da quanta crescita condensata è racchiusa in quel semplice post.<br />
<br />
Ho deciso di tradurre quel post, in modo da renderlo disponibile anche per chi non segue l'inglese.<br />
<br />
Ogni occasione è buona per crescere.. no?.<br />
<br />
<h2 style="text-align: left;">
</h2>
<br />
<h2>
1. <span style="font-size: large;">Rinuncia alla esigenza di avere sempre ragione</span></h2>
Ci sono così tanti che non tollerano l'idea di aver torto. - volere sempre aver ragione - anche a rischio di causare la fine di relazioni, oppure stress e dolore per noi e per altri. Non ne vale decisamente la pena. Ogni volta che senti l'urgenza di saltare in mezzo ad una sfida su chi ha ragione e chi ha torto, poniti questa domanda: <b><i>"preferirei avere ragione o essere gentile?"</i></b> (Wayne Dyer). Che differenza fa? Il tuo ego è davvero così grande?<br />
<h2>
2. <span style="font-size: large;">Rinuncia alla necessità di controllare</span></h2>
<b id="internal-source-marker_0.5504051258321851"></b>Sii disposto a rinunciare alla necessità che hai di controllare sempre gli altri, e quello che ti accade intorno. Sia che fossero persone care, colleghi o semplicemente estranei che incontri per strada, lasciali "essere". Lascia che tutto e tutti siano esattamente come sono e vedrai quanto meglio questo ti farà stare.<b id="internal-source-marker_0.5504051258321851">
</b>
<b id="internal-source-marker_0.5504051258321851"><i>“Lasciando andare si risolve tutto. Il mondo è vinto da coloro che lo lasciano andare, per coloro che provano e riprovano, la vittoria è al di la delle loro possibilità." </i></b>(Lao Tzu)<br />
<h2>
3. <span style="font-size: large;">Rinuncia ad incolpare gli altri</span></h2>
Rinuncia alla necessità che hai di incolpare gli altri per ciò che hai o che non hai, per quello che senti o che non senti. Smettila di mettere il potere in mani altrui e prenditi le responsabilità della tua vita.<br />
<h2>
4. <span style="font-size: large;">Rinuncia ai discorsi auto-distruttivi</span></h2>
<b id="internal-source-marker_0.5504051258321851"></b> Mio Dio. Quante persone si danneggiano da sole con la loro mentalità ripetitiva auto-distruttiva? Non credere a niente che ti dica la tua mente, soprattutto se è ripetitiva e auto-distruttiva. Sei molto meglio di così.<br />
<i><b id="internal-source-marker_0.5504051258321851">“La mente è uno strumento superbo se usato correttamente. Usato scorrettamente, può diventare veramente distruttivo" </b></i>(Eckhart Tolle)<br />
<h2>
5. <span style="font-size: large;">Rinuncia alle credenze limitanti</span></h2>
<b id="internal-source-marker_0.5504051258321851"></b>Rinuncia alle credenze limitanti riguardanti ciò che puoi o non puoi fare, il possibile e l'impossibile. Da questo momento non permetterai più alle tue credenze limitanti di tenerti bloccato nel posto sbagliato. Apri le ali.. e vola!.<br />
<b id="internal-source-marker_0.5504051258321851"><i>“</i></b><b id="internal-source-marker_0.5504051258321851"><i><i>Una credenza non è un’idea trattenuta nella mente, è un’idea che trattiene la mente</i>" </i></b><br />
<b id="internal-source-marker_0.5504051258321851"><i> </i></b><i></i>(Elly Roselle)<br />
<h2>
6. <span style="font-size: large;">Rinuncia a lamentarti</span></h2>
Rinuncia alla tua costante necessità di lamentarti di così taaaaaaante cose - persone, situazioni, eventi che ti rendono infelice, triste e depresso. Nessuno può renderti infelice, nessuna situazione può renderti triste a meno che tu non lo permetti. Non è la situazione che genera in te questi sentimenti bensì il modo in cui guardi quelle stesse situazioni. Non sottovalutare mai il potere del pensiero positivo.<br />
<h2>
7. <span style="font-size: large;">Rinuncia alla comodità del criticismo</span></h2>
<b id="internal-source-marker_0.5504051258321851"></b>Rinuncia alla tua necessità di criticare le cose o le persone che sono diverse da te. Siamo tutti diversi eppure siamo tutti uguali: Tutti vogliamo essere felici, tutti vogliamo amare ed essere amati, tutti vogliamo essere capiti. Tutti noi vogliamo qualcosa.<br />
<h2>
8. <span style="font-size: large;">Rinuncia ad impressionare gli altri</span></h2>
<b id="internal-source-marker_0.5504051258321851"></b>Smettila di impegnarti così duramente per essere qualcosa che non sei, solo per piacere agli altri. Non funziona così. Il momento in cui non cerchi più di essere ciò che non sei, il momento in cui togli tutte le maschere, il momento in cui accetti di essere te stesso, noterai che le persone saranno attratte da te, senza sforzo.<br />
<h2>
9. <span style="font-size: large;">Rinuncia alla resistenza al cambiamento</span></h2>
Il cambiamento è buono. Il cambiamento ti aiuta a muoverti da A a B. Il cambiamento ti aiuterà ad applicare dei miglioramenti nella tua vita e nella vita di coloro che ti stanno attorno. Abbraccia il cambiamento, non resistergli.<b id="internal-source-marker_0.5504051258321851">
</b><br />
<b id="internal-source-marker_0.5504051258321851">
</b><b id="internal-source-marker_0.5504051258321851"><i>“</i></b><b id="internal-source-marker_0.5504051258321851"><i><span class="st"><i>Segui la tua beatitudine</i> e per te l'<wbr></wbr>universo aprirà porte laddove c'erano solo muri.</span>” </i></b><br />
<b id="internal-source-marker_0.5504051258321851"><i> </i></b>(Joseph Campbell)<br />
<h2>
10. <span style="font-size: large;">Rinuncia alle etichette</span></h2>
Smattila di etichettare quelle cose, persone o eventi che non comprendi in quanto diverse o "strane". Apri la tua mente, poco alla volta. Le menti funzionano solo quando sono aperte. <b id="internal-source-marker_0.5504051258321851"><i><br />"</i></b><b id="internal-source-marker_0.5504051258321851"><i><i>La forma più alta di ignoranza si ha quando rifiuti qualcosa solo perché non la conosci affatto.</i>”</i></b> (Wayne Dyer)<br />
<h2>
11. <span style="font-size: large;">Rinuncia alla paura</span></h2>
<b id="internal-source-marker_0.5504051258321851"></b>La paura è solo una illusione, non esiste, l'hai creata tu. E' tutto nella tua mente. Correggi l'interno e l'esterno si aggiusterà da sè.<b id="internal-source-marker_0.5504051258321851"><br />
<i>“L'unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa.”</i></b> (Franklin D. Roosevelt)<br />
<h2>
12. <span style="font-size: large;">Rinuncia alle scuse</span></h2>
<b id="internal-source-marker_0.5504051258321851"></b>Vuoi licenziare qualcuno? Fai fare loro le valigie e dì loro che sono licenziati, non ti servono più. Molto spesso ci limitiamo a causa di tutte le scuse che ci inventiamo. Invece di crescere e lavorare nel migliorare noi stessi e le nostre vite, ci incastriamo, mentiamo a noi stessi, usiamo ogni genere di scusa. Scuse che nel 99.9% delle volte non sono nemmeno reali.<br />
<h2>
13. <span style="font-size: large;">Rinuncia al tuo passato</span></h2>
<b id="internal-source-marker_0.5504051258321851"></b>Lo so, lo so. E' difficile. Specialmente quando il passato sembra molto meglio del presente, e quando il futuro sembra spaventoso, ma devi prendere in considerazione che il momento presente è tutto ciò che hai e tutto ciò che mai avrai. Il passato che tanto cerchi, il passato che ora sogni, è stato da te ignorato quando era il momento presente. Smettila di deluderti, sii presente in tutto ciò che fai e goditi la vita. Dopotutto la vita è un viaggio non una destinazione. Devi avere una visione chiara per il futuro, preparati come si deve, ma sii sempre presente "ora".<br />
<h2>
14. <span style="font-size: large;">Rinuncia agli attaccamenti</span></h2>
<b id="internal-source-marker_0.5504051258321851"></b>Questo è un concetto che, per la maggioranza di noi, è difficile da comprendere, e devo dirvi che lo è stato anche per me, e non è qualcosa di impossibile. Si migliora con il tempo. Il momento in cui ti distacchi da tutto ciò che ti circonda (Non mi riferisco agli affetti. L'attaccamento nasce dalla paura, l'amore no, è puro, gentile e non egoista, per questo amore e attaccamento <u>non possono coesistere</u>) torni in pace con te stesso, tollerante e sereno. Raggiungerai un luogo dove potrai comprendere ogni cosa senza nemmeno impegnarti, uno stato oltre le parole.<br />
<h2>
15. <span style="font-size: large;">Rinuncia al vivere la vita sulle aspettative altrui</span></h2>
<b id="internal-source-marker_0.5504051258321851"></b>Decisamente troppe persone vivono una vita che non deve essere da loro vissuta. Vivono la loro vita in accordo con ciò che gli altri pensano sia meglio, siano gli altri i genitori, gli amici, i nemici, gli insegnanti, lo stato e i media. Ignorano la loro voce, la loro chiamata. Sono così impegnati ad accontentare gli altri che perdono il controllo sulla loro vita. Dimenticano ciò che li rende felici, ciò che vogliono, ciò che necessitano, ed eventualmente si dimenticano persino di sé stessi. DIsponi di una vita, questa qui, proprio adesso, devi viverla, possederla e, soprattutto, non lasciare che le opinioni altrui ti distraggano dal tuo sentiero.<br />
<br />
<br />
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-26407127880759153622014-07-01T14:15:00.002-07:002014-07-01T14:15:31.547-07:00La morte ama gli scacchi<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
A volte ci si sveglia assonnati.<br />
A volte ci si sveglia con il sogno fatto ancora in mente.<br />
A volte non ci si sveglia del tutto, e si rimane in dormiveglia.<br />
A volte non ci si sveglia. <br />
<br />
L'altro giorno mi sono svegliato con gli occhi sgranati,e con un pensiero nella mente.<br />
<br />
La paura più grande, pensando alla morte, non è forse l'eterno <u>dubbio</u> di non esistere più?.<br />
<br />
Prendiamo l'ipotesi peggiore: dopo che moriamo non esistiamo più.<br />
<br />
Non è forse questo il motivo della nascita delle religioni?.<br />
Lo sfuggire alla natura duale delle cose.<br />
Essere immortale. <br />
<br />
Vi è mai capitato di dormire per 8-9 ore senza sognare.. e svegliarvi con la sensazione che vi siete assopiti pochi istanti prima?.<br />
Togliamo le esperienze di pre-morte e simili: un sonno "spento", senza sogni, non è forse l'evento più vicino alla morte di cui possiamo fare "esperienza"?.<br />
<br />
Perché abbiamo così tanta paura della morte.. mentre non abbiamo paura di assopirci e perdere coscienza?.<br />
<br />
Il non esistere più presuppone l'assenza di coscienza.<br />
Non puoi essere conscio di essere incosciente giusto?. <br />
<br />
La luce non esisterebbe se non esistesse il buio.<br />
Il suono non esisterebbe se non esistesse il silenzio.<br />
La vita non esisterebbe se non esistesse la morte. <br />
<br />
La morte dà significato alla vita, come il bianco dà significato al nero. <br />
<br />
<br />
<br />
...Decisamente, alla morte piace giocare a scacchi. <br />
<br />
<br />
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-69940975345622000152014-05-31T02:41:00.000-07:002014-05-31T02:41:18.246-07:00Il Kai Zen e il miglioramento perpetuo<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br />
Kai Zen.<br />
<br />
Un termine giapponese che ha cambiato la storia dell'efficienza.<br />
Una metodologia che ha fatto grandi cose, e che ha rivoluzionato il sistema di produzione.<br />
<br />
Trovo incredibile quanto si possa imparare da modi di pensare diversi dai nostri.<br />
Spulciando fra un tecnica, un detto comune e un'usanza, si riesce sempre a intravedere una lezione di vita.<br />
<br />
Il <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Kaizen" target="_blank">Kai Zen</a> è un termine molto usato negli ambienti di produzione e aziendali.<br />
Significa letteralmente "cambiare in meglio".<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.gamification.it/wp-content/uploads/2013/04/kai-zen.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.gamification.it/wp-content/uploads/2013/04/kai-zen.gif" /></a></div>
<br />
Il Kai Zen è un concetto molto semplice.<br />
In breve, non è altro che la<u> presa di coscienza</u> che l'efficienza perfetta non esiste.<br />
Basandosi su questa netta affermazione, si prefigge quindi un miglioramento continuo e a piccoli passi. <br />
<br />
Se i giapponesi hanno potuto applicare questo concetto di efficienza alla logica aziendale e produttiva, trovo sensato adottare la stessa logica nella nostra vita di tutti i giorni.<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.gembapantarei.com/tbp.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.gembapantarei.com/tbp.png" height="297" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
Tempo addietro scrissi un post al riguardo della mia visione dell'efficienza ( <a href="http://mentrecammino.blogspot.it/2013/08/la-vita-come-un-campo-di-efficienza.html" target="_blank">link</a> ).<br />
Visione, la mia, molto simile a quella che oggi viene definita come "Zona di Comfort":<br />
Uno stato comportamentale.<br />
Uno zona dove una persona opera e agisce in uno stato neutrale.<br />
Un contesto o una situazione che quella stessa persona percepisce come sicuro.<br />
<br />
A questa visione, diedi il nome di "Campi di Efficienza".<br />
<br />
I Campi di Efficienza e la Zona di Comfort rappresentano il meccanismo.<br />
Il Kai Zen è invece la <u>filosofia</u> che sfrutta questi meccanismi per crescere in quello che stiamo facendo in una curva che tende verso l'infinito.<br />
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.gembapantarei.com/improvement%20curve.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.gembapantarei.com/improvement%20curve.png" height="211" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
Coltivare le relazioni personali.<br />
Migliorare l'ambiente di lavoro e la produttività.<br />
Generare crescita personale e <u>abitudini nuove</u>.<br />
<br />
Sono tanti i campi nella quale tutto questo può trovare applicazione.<br />
Più leggo e scavo, più mi convinco che non esiste un qualcosa che non si possa migliorare.<br />
Qualcosa che possa essere fatto meglio di prima.<br />
<br />
Jon Miller.<br />
Mike Wroblewski.<br />
Jaine Villafuerte.<br />
<br />
..Un giorno mi deciderò a leggere il vostro libro.<br />
<br />
<br />
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<br />
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-59321799792180219892014-05-13T10:33:00.000-07:002014-05-13T10:33:23.947-07:00Riflessioni sull'omosessualità e le coppie gay<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Da molto tempo ormai ascolto, fra le altre, alcune notizie che toccano l'argomento omosessualità.<br />
<br />
E allora perchè no.. scriverò un post sull'omosessualità.<br />
<br />
La cosa che ho visto in comune, fra tutte le parti in causa, è che tutti fanno di ogni cosa un mazzo.<br />
<br />
Chi dice che l'omosessualità è una malattia.<br />
Chi dice che l'omosessualità è un feticismo, una distorsione volontaria e perversa.<br />
Chi dice che l'omosessualità non è nulla di diverso dall'avere una carnagione diversa dalla media.<br />
<br />
Mi sembra di sentire le solite chiacchere da bar, mentre si discute le scelte degli allenatori di calcio o di basket, parlando come se si possedesse una saggezza che ci pone ad un gradino superiore.<br />
<br />
E' sempre stato così, come per tutte le opinioni: le persone che giudicano l'omosessualità, solo sotto un determinato aspetto, finiscono per filtrare tutte le informazioni, prendendo solo quelle che supportano la loro posizione.<br />
<br />
Non c'è dialogo, non c'è confronto, solo tanta moralità e ossessione.<br />
<br />
Prendiamo l'esempio della malattia ereditaria.<br />
Anche se fosse, quale sarebbe il problema?.<br />
Se un nostro amico ha un problema ereditario ai denti ne facciamo un caso nazionale?.<br />
<br />
Prendiamo l'interpretazione dell'omosessualità come feticismo.<br />
Anche se fosse, quale sarebbe il problema?.<br />
Se un uomo va a letto con tre donne e fa un'orgia non è forse un feticismo di pari livello?.<br />
<br />
Prendiamo la visione della deviazione cattiva e perversa.<br />
Anche se fosse, un omosessuale cattivo e perverso, è forse diverso da un uomo etero che si comporta in egual modo?.<br />
<br />
Quello che io vedo, sporgendomi la fuori, è che in tutte queste situazioni, l'omosessualità è un fattore trascurabile.<br />
Non vedo nulla di diverso nell'omosessualità dall'avere un colore diverso della pelle, o dall'avere un accento diverso.<br />
<br />
Tutto questo perchè le persone sono cresciute in una società che teme la diversità.<br />
Una società che giudica e che non ricerca.<br />
<br />
Si, io penso che la nostra società ancora non sia pronta.
<br />
Eppure tutti guardano al passo successivo! il matrimonio e le adozioni!.<br />
Penso che sia decisamente troppo presto, nonostante le forti correnti odierne.<br />
<br />
Un esempio? l'incapacità di distinguere un "matrimonio" civile da un "matrimonio" religioso.<br />
<br />
La parola matrimonio è per l'appunto una semplice parola, eppure le persone ne sanno associare solo il significato religioso.. ed è così che le persone si offendono, si sentono colpite nel loro intimo.<br />
<br />
Mancano alcuni step da percorrere, e quando i tempi saranno maturi sono certo che la situazione verrà vista in modo più permissivo. <br />
<br />
Non si può riparare lavorando a valle per un problema che sta a monte.<br />
Si cerca di fare il passo più lungo della gamba. <br />
<br />
Un'altra sfumatura è l'accusa orientata verso le coppie gay a proposito del loro esibire, talune volte, un comportamento eccessivo.<br />
Io penso questo: un comportamento eccessivo è un comportamento eccessivo e basta, a prescindere da chi lo dimostra.<br />
Un eccesso da parte di un individuo gay è sovrapponibile ad un eccesso di un individuo etero.<br />
<br />
L'unico neo in questa paritaria descrizione è rappresentato dal fatto che, estremizzare un diritto rende ancora più <u>diversi</u>, che non è proprio ciò che si vorrebbe.
<br />
E' un peccato perchè sono certo che in molti casi è proprio l'insicurezza che porta a comportarsi così.
<br />
I detrattori di tale diritto non aspettano altro, e la loro specialità è proprio fare dell'erba un fascio.<br />
<br />
<br />
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<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-65536609937961287312014-04-18T01:38:00.000-07:002014-04-18T01:38:14.677-07:00Il secondo volto della dignità<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Durante le mie conversazioni, mi capita spesso di affrontare argomenti inerenti la dignità.<br />
<br />
Se ne parla spesso.<br />
<br />
In televisione.<br />
Per strada, dibattendo sulla politica.<br />
Quando, per strada, il conducente di un altro veicolo ti insulta.<br />
<br />
L'onore dei giorni nostri.<br />
La sua evoluzione!.<br />
<br />
Si apre il sipario ed entra sua signoria Dignità, avvolta da un nero mantello che, per metà, ne copre la figura.<br />
<br />
Percepisco proprio questo. <br />
<br />
E' mio pensiero che, molto spesso, viene usata <u>solo quella facciata</u> della dignità che riguarda il diritto di nascita che abbiamo in quanto esseri umani.<br />
Quel diritto al rispetto che esigiamo sempre da coloro che affollano le nostre vite.<br />
<br />
Mi domando, è davvero solo questa la dignità? è davvero solo il pretendere rispetto dagli altri?. <br />
<br />
Ho sempre visto la dignità come un qualcosa di più profondo, la misura della luce sotto cui vediamo noi stessi.<br />
Un qualcosa che va <b>coltivato</b>, meditato.. e non dato per scontato. <br />
Un qualcosa che supera l'importanza di tutto ciò che ci circonda, partner compresi.<br />
<br />
C'è chi si lamenta di un'offesa ricevuta, per poi comportarsi allo stesso modo verso gli altri.<br />
C'è chi si vanta del proprio onore e della propria dignità per poi fare il verme.<br />
<br />
Una persona che ha coltivato nel tempo un proprio valore personale, sviluppa rispetto verso gli altri.<br />
Analogamente una persona che ha rispetto per sé stessa attirerà lo stesso rispetto da parte di altri.<br />
<br />
La dignità viene percepita in molti modi.<br />
Da come ci esprimiamo.<br />
Da cosa diciamo. <br />
Da come ci muoviamo, consciamente e non. <br />
<br />
E' mio pensiero che strappare il mantello, che copre il secondo volto della dignità, sia come strappare la benda che abbiamo davanti agli occhi.<br />
La benda che ci priva della visione periferica nei rapporti interpersonali e che ci porta a vivere determinate situazioni in modo incosciente.<br />
<br />
Pensandoci non è la prima volta che abbozzo un post sulla dignità.<br />
Fu nel post dove denunciavo il servilismo di taluni ragazzi nei confronti delle ragazze che corteggiano ( <a href="http://mentrecammino.blogspot.it/2013/09/la-maledizione-del-bravo-ragazzo.html" target="_blank">link al post</a> ).<br />
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-11176723506720180352014-03-13T14:51:00.001-07:002014-03-14T13:43:39.070-07:00L'uomo, i meccanismi e le macchine<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
In questo ultimo periodo mi sono trovato a riflettere sul senso della vita.<br />
Mi sono posto una domanda.<br />
"Come si può capire il significato della vita senza saper <u>definire</u> oggettivamente la vita?."<br />
<br />
Un essere vivo respira. ...OK.<br />
Un essere vivo si move. ...OK.<br />
Un essere vivo si riproduce. ...OK.<br />
<br />
Per quale motivo non riusciamo a definire la vita se non con un insieme di aggettivi che la caratterizzano?.<br />
<br />
Forse la nostra difficoltà nel definire la vita è un qualcosa che ci spaventa nel profondo?. <br />
<br />
Prendiamo come riferimento le macchine. <br />
<br />
Non siamo forse noi stessi delle macchine, in un certo senso?.<br />
Non siamo forse noi stessi dei programmi?.<br />
<br />
Si parla sempre di I.A.<br />
Si parla sempre del come trasformare una macchina in un essere "pensante".<br />
Non si parla mai del contrario.<br />
Non si parla mai di quanto sia <u>facile</u> trasformare un uomo in una macchina.<br />
<br />
Un programma.<br />
Un programma che noi abbiamo già dentro di noi e che regola il nostro quotidiano.<br />
Un programma che può trasformare sé stesso in modo plastico.<br />
Un programma che può trasferire queste trasformazioni in un cambiamento fisico.<br />
Un programma che prevede l'autosostentamento.<br />
<br />
In una visione simile quale sarebbe lo scopo della vita?.<br />
Che ruolo rivestirebbero in tale senso la riproduzione e la morte?.<br />
<br />
Se la nostra "vita" non fosse affatto così diversa dalla "vita" di una macchina programmata?.<br />
E se persino la nostra coscienza e la nostra "individualità" non fossero altro che parte di quel programma?.<br />
<br />
La cosa che più mi colpisce..e più mi spaventa.. è quanto la similitudine sia azzeccata. <br />
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Parlando di macchine, concludo con un consiglio. <br />
<br />
Per chiunque si domandi quale sia la radice di film importanti come Matrix e Avatar.<br />
Guardatevi il film animato "<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ghost_in_the_Shell_%28film%29" target="_blank">Ghost in the shell 2.0</a>" e il seguito "<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ghost_in_the_Shell:_L%27attacco_dei_Cyborg" target="_blank">Innocence</a>".<br />
Sono dei film pesanti, ma magistrali e veramente molto profondi.<br />
Sia Matrix che Avatar sono stati ispirati interamente da questi due lungometraggi, e dalle relative serie televisive.<br />
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-65036436963243900282014-02-14T12:27:00.000-08:002014-02-15T00:03:48.297-08:00Eutanasia e strumenti di tortura<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
E' stata una riflessione molto lunga.<br />
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Leggendo per la rete le varie posizioni pro e contro all'eutanasia, mi sono sorti numerosi pensieri.</div>
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Premetto che ci sono moltissimi casi.</div>
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Sarò chiaro: in questo post non voglio entrare nel merito di chi non è nella condizione di esercitare alcuna capacità decisionale.</div>
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Mi rivolgerò quindi nello specifico, a quei casi in cui il paziente ha pienamente coscienza delle sue scelte e non è nella condizione di potersi fisicamente dare la morte. (Es. Piergiorgio Welby)</div>
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Sentendo numerosi pareri, ci sono alcune cose che mi hanno colpito profondamente, che sono poi diventate spunto di riflessione.</div>
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C'è un gruppo di persone che sostengono una motivazione etica dietro al rifiuto dell'eutanasia.</div>
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Per questo gruppo se aiuti una persona a morire sei un omicida, equiparabile ad un serial killer che ti entra in casa e ti spara.</div>
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Si prende tutta l'erba e si fa un fascio, idem da parte della legge. (legge 578 del '93).</div>
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Penso questo.</div>
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La maggioranza di coloro che prendono una posizione, vedono solo un lato della medaglia.<br />
Escludono l'altro.</div>
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Si guarda sempre le cose sotto una visione di giusto o sbagliato.</div>
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Domanda: non basterebbe un foglio di carta redatto con notai, medici e psicologi per separare nettamente queste due realtà, come fanno in Belgio?.</div>
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Dove mettiamo il diritto del paziente?.</div>
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Trovo che darsi la morte è il diritto più grande che puoi riconoscere ad un essere umano.</div>
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E' anche uno dei diritti più difficili da riconoscere perchè comporta la perdita di una persona cara.</div>
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Ho sempre pensato che i diritti di una persona si fermassero <u>prima</u> di invadere i diritti di un'altra.</div>
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Si paragonano le sofferenze incalcolabili di un paziente ad una persona depressa che chiede al proprio partner di premere il grilletto.</div>
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No.<br />
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Non sono la stessa cosa, non possiamo continuare a vedere il mondo in bianco e nero.</div>
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Questo mi porta a riflettere sul significato della parola "vita".</div>
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Molti usano una definizione o l'altra solo quando fa comodo a loro, come i buonisti che cambiano facciata quando qualcosa di tragico li tocca sul personale.</div>
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Concludo dicendo questo.</div>
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Vedere la vita solo fine a sé stessa.</div>
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Non è forse questo un insulto a questa vita che tanto eleviamo?.</div>
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Non è forse l'abbassare la vita ad una banale partita a scacchi?.</div>
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Se la vedessimo all'opposto?.</div>
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Se in certi casi fosse proprio la morte e rendere grande una vita?.</div>
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Molti la fanno facile dall'alto dei loro giudizi.</div>
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Un tempo Luttazzi disse una cosa che mi illuminò d'immenso:<br />
<i>"chi non gioca al gioco non faccia le regole"</i>.</div>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-1706788398333847682014-02-02T12:26:00.000-08:002014-02-02T12:26:30.452-08:00Il mito della genialità<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Quasi tutti concordano, un fondamento basilare del modo di pensare della gente.<br />
E' diventato costume, con il passare dei secoli, pensare che geni si nasce.<br />
<br />
Si pensa a geni come Mozart, Beethoven, Newton, Tesla.<br />
<br />
Le ricerche scientifiche applicano un test che valuta il quoziente intellettivo delle persone, come se l'intelligenza fosse un qualcosa di facilmente confrontabile.<br />
Non facciamo lo stesso quando andiamo a fare la spesa nella sezione frutta e verdura?.<br />
Il gene dell'intelligenza.<br />
<br />
Ebbene: Non concordo. <br />
<br />
Non riesco a concepire questo forzare la mano nel sovrapporre le capacità intellettive.<br />
Delle due apprezzo maggiormente <a href="http://psicocafe.blogosfere.it/2008/02/le-sette-intelligenze-di-howard-gardner.html" target="_blank">Howard gardner</a>, che ha provato a differenziare l'intelligenza di una persona in sette categorie. <br />
<br />
Tutto questo va in contrasto con la nostra natura neuroplastica.<br />
Siamo individui altamente adattogeni.. non solo muscolarmente.<br />
<br />
Nella mia mente lo sport è l'esempio per eccellenza.<br />
Penso che l'intelligenza sia un meccanismo specializzato, nello stesso modo in cui l'allenare un muscolo con un esercizio, ti permette di diventare forte in <u>quell'esercizio</u> e in <u>quella modalità</u> di allenamento.<br />
Questo perchè la forza ha una componente mentale ben superiore a quanto immaginiamo.<br />
C'è un motivo se chi si allena per uno sport di potenza <u>non si allena come un bodybuilder</u>. <br />
C'è un motivo se chi vuole diventare un maratoneta non fa gli scatti sui 100 metri.<br />
Rientra tranquillamente nel <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Specificit%C3%A0_(sport)" target="_blank">principio della specificità</a>.<br />
<br />
Pffff... i geni.<br />
Mi dispiace che quado ci si pensa si tenda a considerare solo le loro opere.<br />
Le persone ignorano il percorso da A a B di questi individui, come se fossero nati già in B.<br />
<br />
La gente pensa a Beethoven come un genio ignorandone il padre musicista, che lo torturava durante le sessioni di pratica.<br />
La gente pensa a Picasso come un genio ignorandone il padre pittore, gli anni d'infanzia passati insieme dipingendo continuamente.<br />
La gente pensa a Newton credendo che una mela l'avesse colpito in testa, scontando che nessuno, prima di allora, si fosse accorto che le cose cadono verso il basso. <br />
La gente Pensa a Mozart ignorando l'influenza del padre musicista e l'enorme abilità della sorella <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Anna_Mozart" target="_blank">Nannerl</a>, messa in secondo piano dopo la nascita del fratello.<br />
La gente pensa ad Einstein ignorando l'enorme influenza che ha avuto un amico di famiglia (<a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Max_Talmey" target="_blank">Max Talmey</a>) sui suoi studi e sul suo <u>modo</u> di studiare.<br />
<br />
Non trovo giusto il considerare le opere finali come delle apoteosi della genialità, anzi.<br />
Trovo che il principio di specificità si adatti perfettamente anche a questa situazione.<br />
<br />
Malcom Gladwell nel suo libro "the story of success" definisce come "maestria" di un soggetto la conoscenza, in un determinato campo, ottenuta dopo 10.000 ore di pratica.<br />
<br />
Sembrano un' infinità vero? Eppure è tutto relativo:<br />
<i>Fate fatica a parlare con qualcuno usando la voce?.</i><br />
<i>Fate fatica a leggere a voce alta un testo qualsiasi, scritto nella vostra lingua?.</i><br />
<br />
Ricordate le difficoltà che avete dovuto superare, da piccoli, per saperlo fare?.<br />
Non avete forse praticato per decine di migliaia di ore per saperlo fare in modo così fluente?.<br />
Eppure non ve ne rendete conto.<br />
<br />
E allora mi piacerebbe stracciare questo velo di genialità che da sempre ci impone la sua volontà!!.<br />
Impostora e testimone involontaria al contempo, strumento autocommiserativo d'eccellenza!!.<br />
<br />
L'epilogo di oggi è il gene che determina la genialità, il santo graal dello studio.<br />
Su questo ho un solo commento.<br />
<br />
Siamo esseri umani.<br />
Una miccia, del materiale innescabile e un pizzico di cattiveria.. è tutto quello che ci occorre.<br />
Forse intuite a cosa mi riferisco, e credetemi, la genialità a confronto è nulla. <br />
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05476118828641129104noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8099859625036639484.post-40723246876175808392014-01-21T10:09:00.000-08:002014-01-21T10:09:03.155-08:00La disciplina e la natura della scelta<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
La nostra società è famosa per far credere alle persone di avere una scelta.<br />
E' talmente brava che ci convince di aver fatto delle scelte prive di influenze.<br />
<br />
La <u>maggioranza</u> delle nostre scelte vengono fatte in base alle possibilità che gli altri ci mettono a disposizione.<br />
Molti agiscono come se le scelte che vengono proposte loro, siano l'unico margine di manovra.<br />
Si fermano li.<br />
<br />
"Perchè?" mi sono chiesto.<br />
<br />
Forse perchè è più semplice.<br />
Forse perchè siamo presuntuosi. <br />
Forse perchè ci evita lo sforzo di cercare una soluzione per conto nostro. <br />
Forse perchè ci illudiamo che meno tempo = più efficienza = scelta migliore.<br />
<br />
Sia chiaro.<br />
Con quello che scrivo non intendo insinuare che una scelta condizionata sia sempre una scelta sbagliata.<br />
Lo trovo falso.<br />
<br />
Eppure penso che condizionare ed essere condizionati usando la natura della scelta sia facile.<br />
Persino con il più onesto dei propositi.<br />
Prendiamo un esempio pratico, volontariamente un po' al limite.<br />
<br />
Poniamo che avete un problema importante sul luogo di lavoro e volete parlarne con un vostro superiore. <br />
Dopo l'esposizione del problema, decidete di aggiungere al contesto un paio di possibili soluzioni.<br />
Da un lato farete la bella figura di chi si interessa dei problemi dell'azienda.<br />
Dall'altro lato, metterete in atto su di lui lo stesso sistema che la società adotta su di voi.<br />
Se il vostro superiore è una persona molto passiva e facilmente influenzabile, si limiterà a ragionare all'interno delle possibilità che gli avete dato.<br />
In parte dipende anche dal vostro modo di rapportarvi.<br />
<br />
C'è chi lo fa con le migliori intenzioni e involontariamente.<br />
C'è chi lo fa volontariamente per tirare acqua al proprio mulino e alla propria carriera.<br />
<br />
E' solo un esempio ma pensateci.<br />
Fate delle associazioni con il vostro passato.<br />
Ritroverete lo stesso "pattern" in molte situazioni.<br />
<br />
L'esistenza del marketing, della pubblicità, degli spot televisivi.<br />
Fanno competizione su chi ha la presa più forte.<br />
Sono la massima espressione di questa imposizione.<br />
<br />
Imposizione???.<br />
Si.<br />
Loro non impongono nulla, ma il risultato non cambia.<br />
A loro è il risultato che interessa. <br />
<br />
Passiamo oltre.<br />
<br />
Nel titolo del post ho citato un altro elemento importante: la disciplina.<br />
Quando ho deciso di scrivere sulla disciplina, ho inteso esclusivamente quel frangente della parola disciplina che riguarda il controllo su sé stessi.<br />
<br />
Ho scelto la parola "disciplina" perchè è una parola forte, ma voglio discostarmi dalla visione classica.<br />
E' una parola che ricorda un maestro che scolpisce la sua opera, plasmandola a suo piacimento.<br />
<br />
E' mio pensiero che la natura della scelta possa essere esercitata, come facile forma di controllo, solo su chi <u>percepisce</u> la vita come uno spettatore.<br />
<br />
Di proposito ho usato il termine "percepisce" al posto di "vive".<br />
"Percepisce" è un termine passivo.<br />
"Vive" è un termine attivo, ed è sia azione che condizione.<br />
<br />
Una persona autodisciplinata è un individuo che decide di <u>vivere</u> con risolutezza.<br />
Oltre i margini di manovra, oltre le situazioni senza via di uscita.<br />
Per farlo ella inizia un percorso.<br />
L'inizio di un percorso risiede sempre in una presa di coscienza.<br />
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